G20 e fisco: Brown torna a parlare di Tobin Tax

 Al G20 finanziario in corso a St. Andrews (Scozia) stanno fioccando interessanti proposte fiscali in previsione di una adeguata strategia di uscita dalla recessione economica. Per la precisione, secondo le conclusioni della bozza finale dei ministri dell’economia e dei banchieri centrali gli obiettivi dovranno essere raggiunti entro la fine del prossimo mese di gennaio. La proposta più importante dal punto di vista tributario è venuta dal premier britannico Gordon Brown, il quale ha invitato i ministri intervenuti al vertice a prendere seriamente in considerazione l’applicazione di una tassa sulle transazioni finanziarie, in modo da rendere le banche ancora più responsabili: in economia, un’imposta di questo tipo viene definita come Tobin Tax. Di cosa si tratta esattamente? Il tributo prende il nome dal premio Nobel per l’economia, James Tobin, il quale la propose nel 1972.

 

Evasione fiscale: Lombardia, scatta accertamento sintetico

 Nei primi nove mesi di quest’anno, a carico di oltre duemila contribuenti lombardi, per l’esattezza 2.063, è scattato l’accertamento sintetico da cui sono emerse maggiori imposte non dichiarate per un controvalore pari a quasi quaranta milioni di euro. Come rivela la Direzione Regionale Lombardia dell’Agenzia delle Entrate, gli oltre duemila contribuenti avevano presentato regolarmente la dichiarazione dei redditi, e questa sembrava “in regola”. Ma poi, invece, si è scoperto che, a fronte di un reddito dichiarato incompatibile a conti fatti con il proprio stile di vita, questi contribuenti possedevano vetture di grossa cilindrata, appartamenti di lusso e yacht. Insomma, trattasi di contribuenti che agli occhi del fisco, prima dell’avvio dell’accertamento sintetico, sembravano come tutti gli altri.

Il governo si dichiara pronto al taglio graduale dell’Irap

 Già qualche giorno fa il CGIA di Mestre aveva ipotizzato l’applicazione di alcune riduzioni all’Irap; ebbene, proprio oggi il Governo è intervenuto in proposito per dichiarare la propria disponibilità in questo senso, parlando comunque in maniera generale dello studio di interventi di riduzione della pressione fiscale, in modo da consentire l’aumento dei consumi e da rendere più semplici gli investimenti. Tra questi studi figura anche quello relativo al taglio graduale dell’Irap, fino ad arrivare alla sua definitiva soppressione; le soluzioni ideali, sempre secondo quanto dichiarato dal Governo, sarebbero quelle di elevare la franchigia destinata alle aziende di più piccole dimensioni, il sostegno alle pmi impegnate nel settore dell’innovazione e della ricerca e l’estensione della Tremonti Ter (la detassazione degli investimenti).

 

La definizione agevolata estingue liti fiscali e recuperi d’imposta

 L’ordinanza 21719 che la Corte di Cassazione ha provveduto a pubblicare lo scorso 13 ottobre è intervenuta in merito al patteggiamento col fisco: per essere più precisi, è stato messo in luce come la definizione agevolata introdotta dalla legge 289 del 2002 (la Finanziaria 2003) porta all’estinzione di qualsiasi tipo di rimborso, si tratti di liti fiscali o di recuperi d’imposta. In particolare, tale condono esclude la possibilità di recuperare l’Irap anche nel caso in cui il professionista sia aiutato da una sola dattilografa. La pronuncia della Suprema Corte si è resa necessaria a seguito di un avviso di accertamento Irap notificato a una ditta individuale: la Commissione del riesame aveva provveduto ad accogliere l’appello del contribuente, riconoscendo così ad esso il rimborso dell’imposta versata nei cinque anni precedenti.

 

Cassazione: niente Tosap per la pensilina alla fermata del bus

 La Tosap è la Tassa per l’Occupazione di Spazi ed Aree Pubbliche: ad essa sono solitamente soggette le occupazioni nelle strade, corsi, piazze e sui beni di proprietà del demanio o del patrimonio comunale e provinciale. La sentenza 20076 che la Corte di Cassazione ha provveduto a pubblicare lo scorso 18 settembre è entrata proprio nel merito di questa imposta: secondo la disposizione della Suprema Corte, infatti, la Tosap non va applicata alla pensilina collocata alla fermata dell’autobus di linea, nel caso in cui si è accertato che non sottrae spazio alla collettività, ma anzi agevola lo sfruttamento del suolo pubblico. La sentenza si è resa necessaria a seguito del ricorso, da parte di una società, contro due accertamenti del Comune per il pagamento appunto della tassa; tali avvisi si riferivano all’esistenza di pensiline di protezione dei passeggeri.

 

Tasse e imposte: quelle indirette le più odiate dai contribuenti

 Qual è per quest’anno la tassa più odiata dagli italiani? Ebbene, l’imposta meno gradita, ma anche la più chiacchierata, è quest’anno la Tarsu/Tia, ovverosia la tassa sui rifiuti per la quale, in merito all’applicazione dell’IVA, si è pronunciata anche la Corte Costituzionale dichiarandone l’illegittimità. La tassa rifiuti è la tassa più odiata dagli italiani in accordo con la consueta classifica annuale, una vera e propria “top ten“, stilata da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, avvalendosi dell’operato dello Sportello del Contribuente. L’indagine, in particolare, è stata effettuata lo scorso mese di settembre su un campione di italiani residenti nel nostro Paese, e maggiorenni, intervistati telefonicamente. Al secondo posto della “top ten” delle tasse più odiate c’è un altro tra i balzelli più chiacchierati delle ultime settimane.

Imposta di bollo per il soggiorno dei familiari extra Ue

 La carta di soggiorno viene a scontare l’imposta di bollo nel caso in cui il rilascio deve essere effettuato a familiari di un cittadino dell’Unione Europea, che però che non hanno la cittadinanza di uno stato membro: in sintesi, è questo il contenuto della risoluzione 250/E, documento pubblicato nella giornata di ieri dall’Agenzia delle Entrate. La risoluzione, per l’appunto, si apre con una precisa introduzione, la quale ricorda che è imprescindibile il diritto dei cittadini dell’Ue e dei loro familiari di mantenere la libertà di circolazione e soggiorno nel territorio degli stati membri; tra l’altro, ulteriori precisazioni in questo senso arrivano dal Decreto legislativo 30 del 2007 (“Attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa al diritto dei cittadini dell’Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri”).

 

L’accertamento viziato viene sanato dalla collaborazione del contribuente

 Per accertamento viziato si intende quell’accertamento fiscale in cui si riscontrano irregolarità di procedura: un’importante sentenza della sezione tributaria della Corte di Cassazione dello scorso mese di luglio (per la precisione si tratta della sentenza 17210) ha chiarito che una situazione di questo tipo può essere sanata nel caso in cui il soggetto controllato dimostri, anche implicitamente, di voler collaborare con l’ufficio per mettere in chiaro la propria posizione tributaria. La precisazione da parte della sentenza è giunta a seguito di una specifica vicenda: in effetti, un contribuente aveva impugnato di fronte alla Commissione tributaria provinciale due avvisi di accertamento con cui si effettuava la richiesta di maggiori importi a titolo di Iciap (l’Imposta Comunale per l’esercizio di Imprese, Arti o Professioni) per specifiche annualità, in quanto non si era ottemperato alle prescrizioni procedurali imposte dalla legge. La Commissione e i giudici tributari di primo grado avevano accolto il ricorso di questo soggetto, rendendo nulli, pertanto, gli avvisi contestati.

 

La Corte Costituzionale inquadra la Tia come tributo

 La sentenza 238 del 2009 pubblicata dalla Corte Costituzionale si è rivelata molto importante per chiarire alcune fondamentali questioni dal punto di vista tributario. In effetti, si è anzitutto venuti a capo della complicata vicenda legata all’inquadramento giuridico della Tia, la Tariffa di igiene ambientale introdotta dodici anni fa dal cosiddetto “Decreto Ronchi” (per la precisione si tratta del D.lgs 22/1997); sostanzialmente, dalla sentenza della Consulta emerge come la tariffa in questione abbia una vera e propria natura tributaria. Ci troviamo di fronte a una conclusione essenziale per quel che concerne questa tassa, la quale, progettata per sostituire la vecchia Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu), ha invece avuto un cammino travagliato, tanto che al giorno d’oggi solamente 1.200 comuni in Italia hanno effettuato il passaggio. Cosa c’era che non andava con la Tia? Pur presentando elementi di continuità con la Tarsu, la Tariffa di igiene ambientale aveva anche novità che spingevano ad optare per la sua natura privatistica.

 

Imposte, tasse e tributi: gli italiani pagano in media 7.800 euro annui

 Nel nostro Paese gli italiani versano più tasse rispetto a quanto poi si vedono restituire in termini di spesa pro-capite per i servizi sociali, la sicurezza, la scuola e la sanità. A rilevarlo è uno studio della CGIA di Mestre, da cui in particolare è emerso come tra imposte, tasse e contributi ogni italiano versi in media allo stato ben 7.777 euro. Il dato è superiore a quello della Germania dove il peso fiscale pro-capite è pari a 7.052 euro, ma dove, pur tuttavia, i cittadini ricevono di più dallo Stato; allo stesso modo, se in termini di peso tributario su ogni cittadino transalpino gravano ben 8.972 euro di tasse annue, lo Stato poi però ritorna ben 10.494 euro in spesa sociale. Ma come mai in Italia il saldo tra tasse versate e spesa sociale è negativo rispetto a Paesi “cugini” come la Germania e la Francia? E’ tutta colpa dell’evasione fiscale?

Le Entrate chiariscono la tassazione su alcuni atti dell’Anas

 La risoluzione 243/E che l’Agenzia delle Entrate ha pubblicato proprio oggi è entrata nel merito della tassazione da applicare per quel che riguarda alcuni atti dell’Anas, il gestore della rate stradale e autostradale italiane; a quei decreti di trasferimento coattivo della proprietà o di cessioni volontarie di immobili emanati dalla stessa azienda, non si può andare ad applicare il regime di esenzione dall’imposta di registro, e da quella ipotecaria di cui beneficia lo Stato. La pubblicazione del documento rappresenta la risposta a un interpello presentato appunto da Anas Spa, la quale riteneva di poter essere considerata come soggetto pubblico e che gli atti sopracitati potessero essere esentati dalle imposte indirette. Come è evidente da quanto già elencato, il parere dell’Agenzia è stato però discordante: anzitutto, l’Anas viene considerato come un ente dotato di autonomia patrimoniale, gestionale e contabile ed è distinto dall’organismo statale. Il riferimento normativo per la decisione delle Entrate è stato l’articolo 57 del Testo Unico del Registro, il quale stabilisce che per i tipi di atti in questione l’imposta di registro non è dovuta in caso lo Stato sia il soggetto acquirente.

 

Aosta può vantare l’Ici meno cara sulle seconde case

 La città di Aosta sembra non seguire, caso forse più unico che raro, la tendenza del resto delle città italiane per quel che riguarda l’Ici sulle seconde case: in effetti, il capoluogo della Valle d’Aosta è l’unico che ha optato per l’aliquota minima dell’Imposta Comunale sugli Immobili, vale a dire il 4 per mille. Al contrario, se si vanno ad esaminare gli altri capoluoghi di provincia, ci si accorge che in oltre il 70% dei casi l’aliquota ordinaria che è stata scelta dal Comune per il tributo in relazione al 2009 è la più elevata, ovvero il 7 per mille. A Roma così come a Firenze, a Caltanisetta come a Treviso la scelta dell’aliquota è sempre quella massima: solamente per quel che concerne la città di Milano vi è un applicazione diversa, un’aliquota Ici del 5 per mille. Questa eccezione del capoluogo lombardo non deve comunque sorprendere; infatti, esso è stato recentemente interessato a una revisione della classificazione degli immobili nelle cosiddette “zone di pregio”, un’operazione che ha avuto come diretta conseguenza anche e soprattutto un aumento del valore del catasto e un importante recupero di gettito fiscale.

 

Economia sommersa: l’imponibile evaso continua ad aumentare

 Nel nostro Paese anche quest’anno l’imponibile evaso sta aumentando con un ritmo di crescita che, da gennaio a luglio 2009, sfiora il 10%; a rilevarlo è KRLS Network of Business Ethics, che ha effettuato in merito una stima per conto di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani. Nel dettaglio, l’imponibile su base annua evaso nel nostro Paese sfiora oramai il livello dei 350 miliardi di euro, con conseguenti minori introiti per l’Erario stimati in ben 135 miliardi di euro; trattasi di cifre che, se recuperate, non solo darebbero una bella sistemata ai conti pubblici, ma garantirebbero più servizi ai cittadini, più sostegno alle famiglie e più aiuti ai più deboli, in special modo ai disabili ed ai non autosufficienti. E invece, il “vizietto” di evadere le tasse, nonostante i recenti risultati comunicati dalla Guardia di Finanza per l’anno in corso in materia di lotta e contrasto all’evasione, a quanto pare tra gli italiani, quelli furbi, resta ben radicato.

Rimborsi fiscali su richiesta: attenzione ai termini di decadenza

 Nel caso in cui un contribuente, per qualsiasi ragione, provveda ad effettuare dei versamenti di imposte che sono o non dovute, oppure versate in eccesso rispetto all’importo effettivo da pagare, il rimborso fiscale non è automatico ma sarà eseguito solo ed esclusivamente su esplicita richiesta. A ricordarlo è l’Agenzia delle Entrate nell’Annuario del Contribuente 2009, precisando altresì come esistano dei termini di decadenza, per la presentazione della domanda di rimborso, oltre i quali le somme pagate ma non dovute, oppure in eccesso, non potranno più essere recuperate. Nel dettaglio, il contribuente è chiamato a presentare all’Amministrazione finanziaria un’apposita istanza, entro 36 mesi dalla data di versamento, per le imposte indirette versate in eccesso o non dovute alle Entrate; stiamo parlando, per rendere l’idea, di imposte come quelle di registro, l’Invim, le imposte di bollo e quelle per le successioni e le donazioni.