Il prossimo 1° maggio sarà una data fondamentale non solo per il tradizionale appuntamento della festa dei lavoratori, ma anche per l’entrata in vigore di una tassa nuova di zecca, vale a dire quella sulle imbarcazioni da diporto: il settore della nautica non ha mai amato del tutto questa misura, anzi si è opposto con fermezza ad essa e proprio per questo motivo è stata introdotta una versione che prevede dei cambiamenti rispetto a quanto paventato nei mesi scorsi. I soggetti maggiormente colpiti, ovvero tutti quei contribuenti che sono titolari di barche di lunghezza superiore ai dieci metri non dovranno più sopportare un gravame tributario elevato, con le tariffe di riferimento che sono scese addirittura dal 90 al 50%.
Imposte
La tassa di sbarco divide consumatori e sindaci
Il Codacons (Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori) e i sindaci di alcune isole siciliane sono sempre più distanti per quel che concerne la valutazione di quella che ormai è stata ribattezzata come “tassa di sbarco”: si tratta di una imposta che è nata grazie alla Commissione Finanze della Camera e che ha introdotto il pagamento di un tributo di 1,50 euro per ogni singolo passeggero, una somma che si va ad aggiungere al costo tradizionale di navi e traghetti quando si approda in queste isole minori della regione meridionale.
La tassa di soggiorno di Chianciano Terme
Chianciano Terme, in provincia di Siena, è conosciuta come la “città della salute”, ma a breve sarà anche un comune associato alla celebre e famigerata tassa di soggiorno: l’ultimo confronto tra la municipalità toscana e le varie associazioni coinvolte ha prodotto un risultato ben preciso, vale a dire gli importi con cui questa imposta verrà applicata a livello turistico. Si tratta di un euro che sarà richiesto dagli alberghi a quattro stelle, mentre l’ammontare scenderà nel caso di tre (ottanta centesimi) e uno-due stelle (cinquanta centesimi per la precisione). Lo stesso discorso vale anche per gli agriturismi. Il regolamento è quindi già fissato, bisogna soltanto sapere quando potrà diventare effettivo, anche se non si dovrà attendere molto, dato che le due alternative sono rappresentate dai prossimi mesi di maggio e giugno.
La tassa sulle borse di studio in medicina
Proporre tasse e imposte rende sempre e inevitabilmente impopolari: se ci fosse una classifica delle ipotesi fiscali più odiate sicuramente l’imposta sulle borse di studio occuperebbe una buona posizione. Molti studenti e specializzandi sono già pronti a protestare la prossima settimana contro l’emendamento previsto a Montecitorio per quel che concerne la conversione del decreto fiscale in discussione da diverso tempo: si tratta dell’introduzione dell’Irpef sulle borse conseguite dai medici che si stanno formando in corsi specialistici, ma anche da chi sta seguendo un dottorato o un altro corso in medicina generale.
La tassa sulle merendine scatena le polemiche
Che le tasse stimolino la fantasia di politici e funzionari è ormai una certezza, altrimenti non si spiegherebbero molti provvedimenti e ipotesi che sono stati lanciati negli ultimi tempi: l’ultima idea bizzarra è quella che è venuta in mente a Renato Balduzzi, attuale titolare del Ministero della Salute. A dire la verità, la sua iniziativa non è proprio campata per aria, visto che l’hanno pensata anche altri paesi europei e non solo, ma l’idea di introdurre una tassa sulle merendine ha fatto storcere il naso a non pochi soggetti. Non è un caso che questa imposta sia stata ipotizzata dallo stesso Balduzzi, dato che di solito si pensa di apportare dei vantaggi alla salute di noi tutti facendo lievitare il prezzo dei cibi più dannosi.
La Uil fa il punto sui comuni e l’imposta di soggiorno
Dopo la Pasqua vi saranno altri due momenti festivi che invoglieranno una parte dei cittadini a incentivare il settore turistico: si tratta del 25 aprile, festa della Liberazione, e del successivo 1° Maggio, la festa di tutti i lavoratori. Ma in queste due occasioni vi sarà anche un’ospite poco gradita, vale a dire la tanto discussa imposta di soggiorno. Il 2011 è stato caratterizzato da una adesione non proprio massiccia, con pochissimi comuni che si erano attenuti alle disposizioni del decreto sul federalismo municipale, mentre ora, nonostante le polemiche, le municipalità sono ben più diffuse. A dire la verità, comunque, le località in questione sono equamente divise tra quelle favorevoli e quelle contrarie alla tassa.
Nel Lazio il record di imposte locali
Il Lazio si è meritato una palma di cui francamente avrebbe fatto volentieri a meno: si tratta infatti della regione italiana che può vantare il record più alto per quel che riguarda il prelievo fiscale di stampo locale. Questo primo posto è stato raggiunto grazie a una media di 440 euro di imposte locali a carico di ogni singolo contribuente, un dato che proviene direttamente dal Tesoro, il quale ha cercato di capire come potevano essere tradotte le elaborazioni dell’Agenzia delle Entrate in merito al 2010 come periodo d’imposta. L’aliquota in questione, vale a dire quella che ha fatto conquistare tale record, era pari due anni fa a 1,7 punti percentuali, con un incremento dello 0,30% rispetto all’anno precedente.
Ad Ascoli Piceno si discute di tassa di soggiorno
Anche la provincia di Ascoli Piceno è in fermento per la tanto discussa tassa di soggiorno: secondo quanto affermato e sostenuto da tempo dalla Federalberghi e dalla sezione locale della Confcommercio, non si può essere d’accordo con questa scelta tributaria, anche perché non è ancora sicuro che il gettito ottenuto in questa maniera possa poi essere sfruttato per un opportuno reinvestimento nel settore turistico. La perdita di clientela è il rischio che da queste parti si teme maggiormente, con le varie strutture ricettive che verrebbero senza dubbio penalizzate.
Tassa su bond stranieri 2012
Nel momento in cui un investitore privato si trova direttamente o indirettamente di fronte a della liquidità da allocare per il suo portafoglio titoli è inevitabile che questi possa considerare la possibilità di investire sui mercati esteri. La globalizzazione della finanza e la riduzione delle distanze avviata con la diffusione di internet ha permesso che Piazze oltre gli oceani possano essere controllate con pochi click in tempo reale. Questione di qualche decimo di secondo ed i titoli di Stati lontani possono essere comprati o venduti al meglio e se questo non bastasse la stessa Borsa Italiana propone propone prodotti che replicano l’andamento di mercati distanti.
Mentre in quest’ultimo caso non vi sono dubbi di sorta, visto che si negozia direttamente sui prodotti Italiani, per quanto riguarda l’azione diretta sui mercati esteri la questione della tassazione è ancora oscura per i più.
La tassa sulle concessioni governative nei contratti telefonici
Essere abbonati a un canone telefonico prevede uno specifico contratto per l’utilizzo degli apparecchi stessi: forse in pochi sanno che su questi stessi contratti vige una imposta ben precisa, la tassa sulle concessioni governative, richiesta a tutti gli utenti, senza alcuna distinzione tra i soggetti privati e gli enti e le amministrazioni pubbliche (i tipici esempi sono offerti dai Comuni e dalle Regioni). Questa constatazione deriva direttamente da una delle ultime risoluzioni che sono state rese note dalla nostra amministrazione finanziaria, la quale è dovuta intervenire per apportare qualche chiarimento alla vicenda. Nel dettaglio, questo stesso tributo è espressamente previsto dalla legge, vale a dire dal ventunesimo articolo della tariffa che è annessa al Dpr 641 del 1972 (“Disciplina delle tasse sulle concessioni governative”).
La Francia pensa alla minimum tax per le multinazionali
Il vantaggio di cui possono beneficiare i colossi e le multinazionali che sono presenti in Francia è senza dubbio incredibile: questi grandi gruppi, infatti, hanno la possibilità ogni anno di non pagare neanche un centesimo di tasse in relazione al loro bilancio, nonostante ricavi davvero imponenti. Come si spiega tutto questo? Secondo lo stesso governo di Parigi, queste società riescono puntualmente a massimizzare gli sconti tributari e le varie agevolazioni che vengono comunque offerti dal codice tributario. Ma tutto questo può essere evitato grazie a una nuova imposta, più precisamente una minimum tax che venga applicata in relazione alle imprese che presentano le dimensioni maggiori, andando a determinare in questa maniera un importo minimo da versare e garantendo di conseguenza un gettito fiscale pari a circa tre miliardi di euro.
La tassazione delle sigarette elettroniche in Svizzera
Le sigarette elettroniche sono una realtà commerciale che si sta affermando da non molto tempo, ma un discorso a parte merita il loro trattamento fiscale: la Svizzera ha offerto in questi giorni un assist importante, vale a dire la decisione del Tribunale Amministrativo Federale del paese elvetico di imporre a questo prodotto il pagamento dell’imposta sul tabacco, confermando comunque l’esenzione prevista dalle Dogane in merito al contributo per la lotta al tabagismo. Queste sigarette sono in tutto e per tutto simili a quelle normali, ma sono di fatto realizzate in maniera artificiale: il peso e le dimensioni, ad esempio, sono proprio gli stessi, ma l’intento specifico è quello di non emettere fumo nocivo e di tutelare quindi la salute dei consumatori.
La tassa per l’Antitrust e la nuova imposta sulle barche
Il decreto relativo alle liberalizzazioni che sta scaldando da diverso tempo le discussioni del nostro paese prevede due tasse specifiche che vale la pena esaminare nel dettaglio per comprendere con che cosa avremo a che fare: si tratta del balzello previsto per far funzionare nel migliore dei modi l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (meglio nota come Antitrust) e quello relativo alle imbarcazioni del nostro paese. Andiamo per ordine. Nel caso dell’authority, è stato deciso di far pagare il tributo alle grandi società italiane, vale a dire quelle che possono vantare i volumi di affari più consistenti in assoluto e quindi assoggettate ad Ires. L’aliquota prevista è pari allo 0,08 per mille e sta già facendo discutere.
La tassa sull’ombra fa infuriare i commercianti di Cagliari
Le polemiche sulle tasse sono praticamente all’ordine del giorno in Italia, ma quella relativa alla città di Cagliari merita un cenno maggiore. In effetti, il capoluogo sardo è in fermento a causa di tutti quei commercianti che hanno ricevuto una cartella che prevede il pagamento di una specifica quanto bizzarra imposta: si tratta della cosiddetta “tassa sull’ombra”, un tributo che fa più che discutere, dato che prevede il pagamento per la zona di ombra che viene proiettata dalle insegne (bastano anche pochi centimetri) e che poi si forma nei marciapiedi. Il meccanismo funziona in base a quanto queste insegne sporgono dal muro.