Venezia é una città già piuttosto cara. Chi si è recato per un week end o per una vacanza più lunga avrà potuto notare come il costo di una semplice margherita in alcuni ristoranti sia pari quasi a 10 volte quello in un normale paesino di provincia. A partire da oggi però sembra che Venezia sarà un pò più cara: si dovrà infatti pagare la tassa di soggiorno se si pernotta nella città lagunare. Gli alberghi della splendida città non sono certamente low cost, ma questo ulteriore balzello potrebbe portare i vacanzieri a decidere di dormire nelle aree limitrofe.
Tasse
Salerno quantifica la propria tassa di soggiorno
La tassa di soggiorno rimane un argomento molto attuale nonostante l’estate sia praticamente agli sgoccioli. Anche il comune di Salerno ha deciso di far conoscere le proprie intenzioni a tal proposito: quale applicazione ci sarà dunque nel capoluogo campano? Anzitutto, bisogna spiegare che l’intento è quello di recuperare quanto verrà perso in bilancio, visto che già si parla di un passivo pari a quindici milioni di euro. Pertanto, il sindaco Vincenzo De Luca ha chiairto che l’imposta avrà un ammontare ben preciso. Il contributo sarà richiesto ai visitatori e le polemiche sono state stroncate sul nascere, con lo stesso primo cittadino che ha rassicurato sul quantitativo esiguo di questa misura fiscale.
Maxievasione, la fabbrica in nero
Ma la Mastrotto Group é un’azienda che produce l’un per cento della produzione mondiale di pelle e dove le Fiamme Gialle hanno scoperto ben 800 dipendenti irregolari. Ma anche tutti gli altri numeri sono sconvolgenti: 106 milioni di euro evasi, 1,3 miliardi di redditi occultati, un milione e mezzo di versamenti Irpef di contributi Inps non pagati perchè appunto i lavoratori erano in nero, tonnellate di pellame vendute in nero, per un valore intorno ai 10 milioni, per un totale di Iva evasa per due milioni. Un’azienda che é finita nel mirino delle fiamme gialle e che dovrà pagare per questa irregolarità. Irregolarità che per alcuni sono quasi “naturali” o “necessarie”, per sopravvivere in un Paese dove la tassazione raggiunge livelli altissimi rispetto agli altri Paesi, quasi il 50%, un vero e proprio salasso.
La Francia tassa fumo, alcol e bibite
Uno stato che inizia a pensare sempre più approfonditamente alla salute dei propri cittadini é quello che forse tutti spererebbero. La notizia giunge da uno dei Paesi dell’Unione Europea, la nostra confinante Francia. La nazione ha deciso di puntare su tasse anti-crisi ‘benefiche’ per la salute, che oltre a dare respiro alle casse dello Stato, rendano meno appetibili anche delle pratiche che sono, in molti casi, poco salutari. Tra le misure per la riduzione del deficit di bilancio, infatti, il primo ministro François Fillon ha deciso di optare per un aumento del prezzo del tabacco del 6% entro l’anno e una tassa su alcol e bibite.
Evasione fiscale: é la cultura a dover cambiare
È l’affermazione del presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, che commenta alcuni dati preoccupanti: dai 205 controlli effettuati tra giugno e agosto in strutture ricettive dalla Guardia di finanza sono emerse 178 mancate emissioni di ricevute fiscali; le 150 mancate emissioni di scontrini fiscali da parte di alberghi, pubblici esercizi e ristoranti nel week end ferragostano. In questo periodo le Fiamme Gialle si concentrano soprattutto sulle attività balneari perché spesso in questo settore c’è un’evasione più elevata. Cresce così l’evasione fiscale in Italia che si conferma primatista europeo con il 51,1% del reddito imponibile non dichiarato.
Tassazione ambientale: un rimedio contro la crisi?
Manovra estiva e tassazione ecologica, qualcuno ha pensato a quanto stretta può essere questa correlazione? Le ipotesi più convincenti parlando di un vero e proprio trasferimento di oltre cinquanta miliardi di imposte dal mondo del lavoro a quello delle risorse non rinnovabili, una vera e propria manna dal cielo per l’ambiente. La tassazione in questione dovrebbe quindi aumentare, anche a livello locale, una mossa che non è affatto innovativa, visto che se ne parla già dagli anni Novanta. Stavolta, però, si punta soprattutto a rinvigorire il settore e a dare una risposta pronta e concreta alla crisi economica.
Evasione: 7 parrucchieri su 10 non rilasciano ricevuta
Quando si offre un servizio probabilmente può essere più facile evitare di rilasciare lo scontrino fiscale. Uscendo da un negozio con una busta carica di spesa dinanzi a un controllo della Guardia di Finanza, sicuramente non é possibile celare un acquisto. Diverso è il caso di chi offre dei servizi, nello specifico: i parrucchieri. Uscire ben pettinate da un saloon risulta (almeno secondo i parrucchieri) meno “rischioso” di un acquisto dal negozio sotto casa non munito di scontrino. Molti parrucchieri infatti non rilasciamo lo scontrino in 7 casi su 10. E’ questo ciò che è emerso dell’inchiesta condotta da Krls Network of Business Ethics per conto di ”Contribuenti.it Magazine” dell’Associazione Contribuenti Italiani, presentata in questi giorni a Portoferraio (Isola d’Elba). I metodi volti a ridurre o eliminare il prelievo fiscale attraverso la violazione di specifiche norme fiscali sono in aumento. Tipicamente avviene attraverso operazioni di vendita effettuate senza emissione di fattura o di ricevuta o scontrino fiscale, in questo modo si profila il caso di “vendita in nero”.
Italia primato per l’evasione fiscale della comunità cinese
I cinesi stanno sommergendo la nostra economia, é facile accorgersene. Qualsiasi cosa noi compriamo riporta la scritta “Made in China” e se talvolta invece leggiamo “Made in P.R.C.” non fraintendiamo, significa Popular Republic Chinese. I loro prodotti costano pochissimo rispetto a quelli Made in Italy e mentre la qualità meriterebbe un capitolo a parte, sono in molti a preferire risparmio e convenienza, soprattutto in questo periodo di turbolenze finanziarie. L’Associazione Contribuenti Italiani ha aumentato la dose con i dati di una indagine sugli imprenditori e commercianti cinesi che… non pagano le tasse.
Robin Hood Tax sulle energie rinnovabili: i dettagli
Togliere ai ricchi per dare ai poveri. E’ questa la finalità della cosiddetta “Robin hood tax“, una tassa che in Italia va a colpire i “ricchi”, nello specifico caso i player del settore energetico, a fronte di risorse reperite, circa due miliardi di euro è il gettito atteso da parte del Governo, che poi potranno essere distribuite alla collettività. La Robin hood tax è entrata prepotentemente all’interno dell’ultimissima manovra finanziaria del Governo di centrodestra, quella da 45 miliardi di euro per intenderci. Ma ora bisognerà vedere se il provvedimento sarà oggetto di modifiche da parte del Parlamento durante la discussione e la relativa presentazione di emendamenti. In accordo con quanto dichiarato tra l’altro dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, l’orientamento del Governo sulla nuova finanziaria è infatti quello di non porre la fiducia.
Warren Buffett disposto a pagare più tasse
Sarà stato il caldo estivo oppure un improvviso senso di equità, fratellanza, benevolenza e che altro dir si voglia. Fatto sta che un discorso del genere da uno degli uomini più ricchi del mondo non ce lo saremmo aspettati, almeno non con questi toni. Warren Buffett, il terzo uomo più ricco del mondo, in un editoriale sul New York Times in cui rimprovera Washington di non tassare abbastanza i miliardari americani sottolinea come i poveri e la classe media lottino continuamente e mentre molti americani fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, i multimilionari, tra cui lo stesso Warren, continuano ad avere straordinari sgravi fiscali. Ecco una parte del sorprendente discorso:
Tassa rendite finanziarie armonizzata al 20%
A meno di clamorosi dietrofront dell’ultima ora, sta per scattare in Italia una vera e propria rivoluzione in materia di tassazione degli investimenti. Attualmente, lo ricordiamo, si paga il 12,5% di tasse sui guadagni di Borsa, ma anche sui titoli di Stato, mentre sui prodotti del risparmio postale, ad esempio i libretti, ma anche sui conti correnti e sui conti di deposito, la tassazione è al 27%. Ebbene, in linea con quanto reso noto nella giornata di ieri in Parlamento da Giulio Tremonti, Ministro dell’Economia e delle Finanze, si intende armonizzare tale tassazione sui livelli europei e su un’unica aliquota, al 20%. Non saranno comunque toccati i titoli di Stato, ovviamente per non renderli meno appetibili in una fase di grande volatilità; di contro, e di conseguenza, dovrebbero invece essere tassati di più, con una tassazione aggiuntiva del 7,5%, i guadagni di Borsa, ma anche i rendimenti su prodotti a basso rischio come i pronti contro termine.
Cgia Ancona contraria all’imposta per l’uso del demanio
Le imposte presenti o suggerite nel nostro paese sono talmente tante che spesso se ne perde addirittura il conto: in molti casi, poi, può accadere che se ne senta parlare per la prima volta quando invece le discussioni sono state avviate già da diverso tempo. È il caso dell’imposta per l’uso del demanio, un tributo che viene ad essere applicato su base regionale e che ancora non è stato ben digerito dalla Confartigianato Imprese della provincia di Ancona. La Cgia è letteralmente sul piede di guerra, tanto che ha chiesto in modo chiaro ed inequivocabile la sospensione della tassa in questione, la quale esiste ormai da tre anni e che fa riferimento all’Autorità portuale che ha sede nel capoluogo marchigiano. Il problema non è di poco conto, visto che le imprese che sono attive in tale settore hanno conosciuto la notifica fiscale dell’imposta soltanto in questi giorni, ritenendo ingiusto che ci si ricordi delle parti maggiormente coinvolte dopo così tanto tempo e con la beffa degli avvisi di accertamento che sono stati inviati, completi di sanzioni pecuniarie e degli interessi relativi alla mora.
Tasse, redditi e manovra: solo ipotesi per il ferragosto
Un Consiglio dei Ministri straordinario, forse domani venerdì 12 agosto del 2011, o forse il 16 agosto. Sono queste le date che circolano per la convocazione del CdM che sarà chiamato ad approvare con urgenza il Decreto che anticipa, per la manovra di bilancio, il pareggio al 2013 anziché per l’anno 2014. Intanto stamattina, presso le Commissioni parlamentari, riunite congiuntamente, c’è stato il tanto atteso intervento del Ministro all’Economia ed alle Finanze, Giulio Tremonti. In molti si aspettavano contenuti e misure certe per arginare una crisi che, comunque, non è solo italiana, ma a livello planetario. Ed invece il Ministro ha comunicato solo una serie di misure allo studio senza dire con precisione cosa si farà, quali redditi e quali capitoli della spesa pubblica si andranno a colpire.
Tasse affitti con la cedolare secca
Dallo scorso mese di aprile del 2011 in Italia è entrata in vigore, dopo una lunga attesa, una nuova “tassa piatta“, che può permettere ai proprietari di immobili un risparmio d’imposta rispetto alla dichiarazione dei redditi da affitto nella modalità classica, ovverosia ai fini Irpef in sede di dichiarazione dei redditi. Trattasi, nello specifico, dell’imposta sostitutiva sui redditi da locazione, detta anche più comunemente, ed in gergo, cedolare secca sugli affitti. Il risparmio d’imposta ottenibile è proporzionale all’ammontare del reddito da locazione dichiarato; inoltre, c’è da dire che a fronte dell’entrata in vigore del nuovo regime cedolare, comunque opzionale, sono state fortemente inasprite le sanzioni a carico di chi continua a locare gli immobili in nero.