Ungheria: una tassa speciale per le case farmaceutiche

 Le compagnie farmaceutiche presenti in Ungheria sono pronte ad accettare una nuova tassa speciale che vada a colpire i loro introiti, una notizia che è trapelata qualche giorno fa e che si sta arricchendo di nuovi particolari nelle ultime ore: la motivazione di una scelta di questo tipo deve essere rintracciata nel consistente calo subito dall’indice azionario magiaro, il Bux, il quale ha messo in luce le difficili condizioni dell’economia di Budapest. Questo indice, tra l’altro, comprende proprio tali colossi del settore, tra cui Gedeon Richter, la maggiore società del paese che è riuscita a perdere anche tre punti percentuali nel corso dell’ultima settimana, indebolendosi fino a quota 38,130 fiorini, il livello più basso di aprile. Egys Nyrt, invece, ha fatto registrare un calo pari al 2,1%, mettendo a segno una preoccupante serie nella stessa direzione. L’imposta in questione è stata accettata soltanto a condizione che i profitti extra delle aziende saranno utilizzati per aumentare gli stipendi di dottori e infermieri, così come è stato specificato dall’Hungarian Association of Drugmakers.

PepsiCo: i tagli fiscali possono favorire l’occupazione

 Le compagnie americane potrebbero licenziare un numero maggiore di dipendenti nell’ipotesi in cui gli Stati Uniti dovessero tagliare le principali imposte dal denaro che esse traggono dalle sussidiarie estere: la constatazione tributaria è giunta direttamente da PepsiCo, celebre multinazionale attiva nella produzione e commercializzazione di bevande, e dal suo ceo Indra Nooyi. Alcuni profitti aziendali vengono “intrappolati” direttamente nelle nazioni straniere a causa delle imposte troppo alte a livello domestico. Il rimpatrio fiscale del denaro, poi, beneficia di un’aliquota pari al 15%, il quale deve poi essere confrontato con il 35% societario, un modo che può essere definito creativo per indirizzare la disoccupazione senza aggiungere ulteriore pressione al deficit. Il presidente Barack Obama e altri legislatori hanno fatto riferimento a livelli minori per quel che concerne la cosiddetta “corporate tax”, anche perché l’obiettivo principale di politica economica è quello di ridurre il tasso di disoccupazione, attualmente all’8,8%.

Tassa di soggiorno: a Roma previsti 71 milioni di introito

 Non sono ancora terminate le discussioni in merito alla cosiddetta “tassa di soggiorno”: il Comune di Roma ha già quantificato i possibili ricavi che potranno essere ottenuti grazie a questo specifico tributo, circa 71,30 milioni di euro che andranno a rimpinguare le casse del Campidoglio e che sono già stati inseriti prontamente nella manovra di bilancio relativa a quest’anno. Il sindaco Gianni Alemanno e l’assessore Carmine Lamanda sono stati i promotori di questo importante annuncio. In realtà, bisogna precisare che le modalità e i termini di applicazione della tassa in questione non hanno ancora una definizione ben precisa, si può dire se ne conosce con certezza soltanto la denominazione ufficiale. Il riferimento normativo principale è però il decreto attuativo del Federalismo Municipale, il quale fa intendere che l’imposta verrà ad essere inserita nella forma più congeniale per i sindaci e le municipalità.

Residenza fittizia all’estero per evadere le tasse

 I Paradisi fiscali sono quei Paesi a bassa pressione fiscale e nei quali manca un adeguato livello di scambio di informazioni internazionale. Per ottenere la residenza all’estero occorre il verificarsi di due situazioni: la prima è relativa alla cancellazione del contribuente dall’anagrafe del Comune di residenza, la seconda é l’inserimento nell’Aire, il registro degli italiani residenti all’estero. Queste sono le condizioni per legittimare la propria impresa all’estero, ma non solo: il richiedente deve effettivamente risiedere nel nuovo Stato per un periodo di centoottantatré giorni almeno all’anno.

Ryanair alza le proprie tariffe e annuncia due nuove tasse

 Quando si parla di Ryanair si pensa immediatamente alla compagnia aerea low cost per eccellenza: eppure, secondo alcuni questa bella favola sarebbe giunta al suo termine, se non altro per le nuove iniziative intraprese dal vettore irlandese. In effetti, nono sono soltanto previsti dei rincari importanti per quel che concerne le tariffe delle tratte, ma è stato annunciato il lancio imminente di due nuove tasse di cui dovranno farsi carico i passeggeri. Non è ancora dato sapere che tipo di imposizione tributaria verrà applicata, ma qualche indiscrezione sta già trapelando in tal senso. Quella che viene definita come “trovata fiscale” dovrebbe seguire molto da vicino il debutto della tassa di due euro relativa a una settimana fa, un tributo che è volto, in particolare, a finanziare i prezzi che vengono sostenuti per le cancellazioni o i ritardi dei voli.

California: il governatore Brown punta al referendum fiscale

 Jerry Brown, governatore dello stato della California, ha un pensiero fisso nella sua mente, quello di dar vita a un referendum fiscale da 9,3 miliardi di dollari: l’intenzione è quella di assestare il deficit di bilancio del vasto stato federale, in modo da anticipare la tornata elettorale che si terrà a giugno. Brown sta dunque cercando di ottenere il sostegno dei Repubblicani per quel che concerne alcuni aumenti relativi alle imposte sul reddito e alla cosiddetta “vehicle tax”. Mantenere due tributi di questo tipo potrebbe infatti significare un bilancio più solido e meno tagli a servizi come l’istruzione e la pubblica sicurezza. Il “Partito dell’Elefante” vorrebbe anche adottare misure per smantellare l’attuale sistema pubblico di pensioni, il quale garantisce livelli di beneficio senza far alcuna distinzione per quel che riguarda i rendimenti, puntando invece su un piano più tradizionale.

Contribuenti.it: l’Italia si segnala per la lentezza dei rimborsi

 Lo Stato italiano non può certo essere catalogato come un buon pagatore in questo preciso momento storico: anzi, i versamenti fiscali, ma non solo, vengono effettuati in costante ritardo da parte delle nostre amministrazioni finanziarie. In effetti, secondo quanto rilevato da un’indagine di Krls Network of Business Ethics per contro di Contribuenti.it, il tempo necessario per il rimborso di tasse e imposte è addirittura superiore ai quattordici anni (14,1 per la precisione), di gran lunga superiore alla media che viene invece registrata nel Vecchio Continente (dodici mesi). La classifica in questione non fa certo onore al nostro paese, il quale occupa la prima posizione dei paesi più lenti per quel che concerne i rimborsi tributari appunto; seguono a ruota altre nazioni, tra cui possiamo elencare la Turchia (4,2 anni), la Grecia (3,8 anni) e la Spagna (2,3 anni), mentre stati importanti come la Francia, l’Inghilterra e la Germania sono senz’altro più virtuosi, visto che sono in grado di pagare gli indennizzi, rispettivamente, in 1,6, 1,2 e 0,8 anni.

Tassa sulle grandi ricchezze, proposta Cgil

 Una tassa sulle grandi ricchezze, ovverosia sui contribuenti italiani ricchi e ricchissimi, il 5% circa, ragion per cui ne sarebbe comunque esentato il 95% dei cittadini. E’ questa la proposta della Cgil al fine di reperire risorse, fino a possibili 18 miliardi di euro annui, da andare a redistribuire alla collettività, a partire chiaramente dai più bisognosi. Questa tassa sulle grandi ricchezze, in accordo con quanto spiega il più grande Sindacato italiano, si andrebbe ad applicare solamente su quelle famiglie la cui ricchezza complessiva supera il livello degli 800 mila euro; quindi, ai fini del raggiungimento o meno di tale limite andrebbero conteggiate le case, ma anche le giacenze nei conti correnti e gli investimenti in azioni, titoli di Stato ed obbligazioni.

Giordania e Algeria, la leva fiscale per calmare le proteste

 Algeria e Giordania sono due nazioni piuttosto vicine in questo momento, soprattutto se si effettua un ragionamento prettamente tributario: in effetti, gli stati in questione sono accomunati da un utilizzo strategico della cosiddetta “leva fiscale”, la quale può consentire di affrontare in maniera migliore la crisi finanziaria, oltre al rincaro di materie prime, generi alimentari e quant’altro. Si tratta di un indicatore dell’intensità della politica fiscale adottata, calcolato attraverso la misura dell’impatto della stessa sul livello del reddito. Ebbene, i governi di Algeri e di Amman hanno pensato bene di sfruttare a fondo tale opportunità, visto che le tensioni sociali e politiche continuano a riempire le loro piazze. Partendo dalla nazione africana, c’è da dire che di fronte all’incremento delle tariffe di beni come olio e farina si è intervenuti sospendendo i diritti doganali, le tasse e i tributi relativi a olio e zucchero, una misura che rimarrà in vigore almeno fino al prossimo 31 agosto.

Federalismo fiscale regionale: rischio aumento tasse locali

 Con l’entrata a regime del federalismo fiscale regionale, si rischia un aumento delle tasse locali fino, complessivamente, a ben sei miliardi di euro. A ricavare questo dato è stato l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre andando ad applicare i contenuti e le disposizioni presenti attualmente nel decreto sul federalismo fiscale regionale in discussione presso la Commissione bicamerale. Al riguardo, innanzi tutto, l’Associazione degli artigiani mestrina fa presente come il dato ricavato, frutto di una stima, sia del tutto teorico in quanto si basa sul presupposto che, a partire dall’anno in corso, e fino all’anno 2015, le Regioni italiane vadano ad aumentare l’aliquota regionale, ai fini dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), fino al livello massimo consentito dal Decreto stesso. Ma a quanto ammontano queste aliquote massime?

Draghi: no all’aumento tasse ma controlli più attenti

 Diminuire le aliquote man mano che si aumenta il gettito derivante dal recupero delle imposte evase, é la proposta del Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che in occasione di un intervento effettuato presso l’Università cattolica dedicato al futuro dell’Euro è stato molto chiaro:

Aumentare le aliquote fiscali è fuori discussione: comprometterebbe l’obiettivo della crescita, sottoporrebbe i contribuenti onesti a un’insopportabile vessazione; le aliquote andrebbero piuttosto diminuite, man mano che si recuperino evasione ed elusione.

Australia: dal forum di imprese una nuova tassa sulle miniere

 L’Australia si appresta a ospitare un forum ad ampia partecipazione e di primario interesse dal punto di vista fiscale: in effetti, saranno presenti imprese, unioni lavorative, comunità e università per discutere di una possibile modifica del sistema tributario, visto che il governo di Canberra punta con decisione a guadagnare il sostegno del Parlamento per una nuova imposta sulle miniere. L’intento principale è quello di massimizzare le opportunità offerte dalle risorse primarie della nazione. Il primo ministro Julia Gillard ha sottolineato come il suo esecutivo abbia bisogno di un supporto pubblico importante per le sue ultime proposte in ambito fiscale, tra cui appunto quella che prevede di applicare una tassa sui profitti delle compagnie attive nel comparto minerario, oltre a un tributo volto a finanziare la ricostruzione del paese dopo i devastanti cicloni degli ultimi mesi.

Imprenditoria: si alle tasse, ma occorrono incentivi

 Gli imprenditori non ambiscono a pagare meno tasse. Può sembrare strana un’asserzione del genere, il pagamento delle tasse rappresenta per le imprese italiane un prelievo pari al 68,6% sugli utili che vale all’Italia la maglia nera da parte dell’Ue… Eppure una ricerca ha confermato che alle piccole e medie imprese italiane interessa relativamente pagare meno tasse. Importa molto di più che dal governo arrivino incentivi per poter far fronte alla crisi e una forte riduzione delle pratiche burocratiche. La ricerca é stata realizzata da Demoskopea per Ups, con una indagine in cui sono state interpellate 600 aziende come meno di 60 dipendenti.

La flat tax conquista anche il neonato Sudan meridionale

 Il continente africano si è arricchito di una nuova nazione: si tratta della Repubblica del Sudan del Sud, nome provvisorio che potrebbe essere mutato in Imatong o Kusch, con capitale a Juba. È una vera e propria costola del Sudan, una costola fortemente voluta dal popolo, visto che il 98,8% dei votanti ha deciso di costituire uno stato nuovo di zecca. Le novità andranno a riguardare soprattutto il versante del fisco, visto che il Sudan meridionale si appresta ad adottare a breve la cosiddetta flat tax, con tutti i benefici che tale sistema tributario comporta. La scelta del nuovo governo è andata in questa direzione per diversi motivi. Risale anzitutto a quattro anni fa il Personal Income Tax Act, un provvedimento che è volto a definire quelle che sono le modalità di tassazione dei redditi dei contribuenti, ma anche le varie questioni che potrebbero sorgere in tal senso.