Pressione fiscale: in Emilia-Romagna è tra le più alte

 In Emilia-Romagna i contribuenti, pur fruendo comunque di servizi di qualità, sono soggetti ad una pressione fiscale che risulta essere tra le più alte rispetto al resto d’Italia. A dichiararlo è stato il responsabile della Cisl della Regione Emilia-Romagna Giorgio Graziani, il quale, nel commentare i dati emersi dal “Terzo Rapporto sulla fiscalità in ER”, a cura del Sindacato regionale, ha sottolineato come in media un contribuente emiliano romagnolo versi ben 265 in più ogni anno rispetto agli altri contribuenti delle Regioni italiane. Nel complesso, secondo il responsabile della Cisl nel nostro Paese la fiscalità è sia iniqua, sia insostenibile, con l’Irpef che grava sui redditi fissi, leggasi dipendenti e pensionati, mentre l’evasione fiscale nella Regione Emilia-Romagna incide sul 20% del prodotto interno lordo regionale. Secondo Giorgio Graziani le normative nazionali sono sia ingiuste, sia inefficaci, mentre per quel che riguarda il federalismo fiscale trattasi di un provvedimento che è stato annunciato ma mai realizzato.

Fisco italiano: non solo tasse, c’è anche la burocrazia

 Nel nostro Paese in materia fiscale non c’è solo il problema legato alle tasse ed in particolare ad una pressione fin troppo elevata; a questo infatti si aggiunge quello della burocrazia fiscale in virtù del fatto che sovente in materia di fisco e tributi, tra risoluzioni, direttive, norme tributarie e circolari ministeriali le “regole del gioco” in Italia cambiano in continuazione. Questo, in sintesi, è lo scenario descritto da Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, in base ad un calcolo effettuato, addirittura per difetto, da KRLS Network of Business Ethics che, per conto dell’Associazione, ha provveduto a conteggiare il numero di nuove norme tributarie che in Italia vengono emanate ogni anno. Ebbene, KRLS Network of Business Ethics ne ha contate ben 62.500, con la conseguenza che l’Italia non è solo primatista in Europa per l’evasione, ma anche per la burocrazia fiscale.

Emilia Romagna: tasse locali troppo alte secondo Cisl

 La pressione fiscale di Regione, province, comuni in Emilia Romagna costa 1.584 euro a testa, contro i 1.319 del resto d´Italia. Lo sottolinea la Cisl emiliano-romagnola che colloca la regione al terzo posto dopo Lazio e Lombardia per pesantezza delle tasse e si prepara a presentare una serie di rivendicazioni alla presidenza della Regione in un convegno organizzato per sabato mattina in via Milazzo.

La fiscalità in Italia è insostenibile e ingiusta – afferma il segretario regionale Giorgio Graziani – l´86% dei contribuenti paga il 90% delle imposte.

Nel 91% dei Comuni emiliani l’addizionale Irpef incide per 109 euro in media, rispetto ai 104 euro del dato medio italiano. Il segretario regionale della Cisl Giorgio Graziani sostiene che in Emilia Romagna si pagano più tasse ma si hanno anche servizi di una qualità superiore al resto del Paese.

Scudo fiscale e condono: servono solo a favorire i grandi evasori

 Quali sono nel nostro Paese i vantaggi legati alla messa a punto periodicamente di condoni e di scudi fiscali? Ebbene, sul tema Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani non ha dubbi, ed afferma, in accordo con le dichiarazioni del Presidente Vittorio Carlomagno, che questi servono a conti fatti a favorire i grandi evasori. Per l’Associazione è arrivato il tempo di dire basta, di chiudere la stagione dei condoni e delle “sanatorie” visto che, se un obiettivo poteva essere al riguardo quello della lotta all’evasione fiscale, allora la battaglia è stata clamorosamente persa. Contribuenti.it, infatti, rivela come anche lo scorso anno l’evasione fiscale nel nostro Paese sia cresciuta registrando una crescita addirittura a due cifre e pari all’11,5%. Questa percentuale emerge da un’indagine che KRLS Network of Business Ethics ha realizzato per Contribuenti.it prendendo a riferimento i dati che sono stati divulgati in tutta Europa dalle Polizie tributarie.

Redditi lavoro e pensione: ecco come il fisco diventa giusto

 Nel nostro Paese c’è una netta quanto palese e ben nota diseguaglianza nella distribuzione dei redditi. A “certificarlo” di recente è stata la Banca d’Italia con un’indagine da cui è emerso come il 10% delle famiglie italiane detenga poco più del 44% dell’intera ricchezza nazionale. Di conseguenza, per rendere il fisco italiano più giusto e più equo, salvaguardando i redditi da lavoro dipendente e quelli da pensione, ovverosia i redditi della maggioranza dei cittadini e delle famiglie italiane, occorre spostare il prelievo fiscale dalla tassazione alla fonte alle grandi ricchezze. Al riguardo, un documento della Cgil, dal titolo “Un fisco giusto per sostenere i redditi da lavoro e da pensione“, a cura di Agostino Megale, Beniamino Lapadula, Riccardo Sanna e Riccardo Zelinotti, traccia le linee guida sulla politica fiscale da adottare per spostare il peso del carico e rendere di conseguenza il fisco più giusto.

Fisco e tasse: con equità riparte economia italiana

 E’ possibile mettere mano al Fisco ed alla normativa che lo regola abbassando, tanto per iniziare, le tasse sui redditi da pensioni e da lavoro dipendente senza comportare il ricorso a “coperture” finanziarie da parte dello Stato? Ebbene, in Italia per i Sindacati questo è possibile: basta spostare il prelievo dal reddito al capitale partendo da un’armonizzazione/innalzamento delle imposte sulle rendite finanziarie. Al riguardo il Segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, ha sottolineato nei giorni scorsi come per far ripartire il nostro sistema economico sia necessario mettere mano seriamente alla questione relativa alla tassazione sui redditi da pensioni e da lavoro. Questo affinché il nostro sistema fiscale sia più equo, ma anche perché il minor prelievo fiscale alla fonte sui redditi da lavoro e sulle pensioni si andrebbe a tramutare in consumi con effetti positivi di rilancio del nostro ciclo economico che, dopo il -4,9% di Pil segnato nel 2009, rischia per il 2010 di doversi accontentare di una ripresa lenta, fin troppo.

Addizionale comunale Irpef: aumento record in dieci anni

 Dall’anno 1999 all’anno 2008, in Italia il gettito fiscale, a favore dei Comuni, dell’addizionale comunale sull’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef) è aumentato di ben il 1.500%, per l’esattezza di una percentuale pari al 1.566%. A rilevarlo è stata la Cgia di Mestre, la quale ha in particolare constatato come dai 156 milioni di euro di addizionale Irpef incassata dai Comuni italiani nel 1999, si sia passati ai 2,6 miliardi di euro di gettito fiscale complessivo nell’anno 2008. C’è da dire che nel suo primo anno di applicazione dell’addizionale Irpef, solo un terzo dei comuni italiani l’aveva adottata, mentre nel 2008 la percentuale di adozione è salita al 75,7% del totale dei Comuni italiani. E così, anche per effetto, nel frattempo, dell’aumento delle aliquote, i contribuenti italiani con l’addizionale comunale arrivano ora a pagare, in media, ben 104 euro l’anno rispetto ai 26 euro del 1999.

Il sistema del marchio Ue ha efficacia dal momento della registrazione

 Il marchio che rappresenta dal punto di vista commerciale l’Unione Europea può essere tutelato sin dal momento in cui si presenta la domanda di registrazione all’Uami (si tratta dall’Ufficio per la registrazione dei marchi, disegni e modelli dell’Ue): quindi, si può parlare, a ragione, di una delle condizione essenziali per la validità sull’intero territorio europeo, ma bisogna precisare che sarebbe impossibile limitarne la portata geografica ai soli stati membri. La validità del marchio in questione è di dieci anni, i quali possono essere rinnovati per altri periodi simili, attribuendo al titolare un livello di protezione davvero totale. Tale marchio è inoltre esclusivo, visto che si può vietarne l’utilizzo sul mercato senza che sia stata posta in essere alcuna autorizzazione da parte del titolare: in particolare, si può vietare l’apposizione del marchio registrato sui prodotti e l’uso dello stesso nella corrispondenza commerciale o nella pubblicità. Come funziona dunque questa registrazione?

 

Pisa: oscurati cartelli pubblicitari a causa delle tasse

 A Pisa la società che gestisce la segnaletica cittadina ha già oscurato con sacchi neri decine di cartelli che indicano come raggiungere gli hotel sparsi per la città. La motivazione risiede nel fatto che molti albergatori si sono ribellati alla tassa sulla pubblicità che si aggiunge ai 90 euro a cartello per l’affitto e la manutenzione degli spazi pubblicitari.

Una serie di ricorsi alla concessionaria hanno portato quest’ultima a ribellarsi che ha reagito facendo sparire o occultando le indicazioni per trovare gli hotel. Cartelli occultati quindi, ma tra poco spariranno completamente. La società delle entrate chiede ulteriori 50 (e c’è chi ne ha da dieci in su) su ogni cartello, che aggiunti ai 90 euro fanno 140. Da qui il contenzioso con decine di ricorsi e ora alla disdetta dei contratti per la segnaletica.

Controversie fisco: Agenzia delle Entrate vince nel 57% dei casi

 Per quanto riguarda le controversie fiscali, dinanzi alle Commissioni tributarie provinciali, l’Agenzia delle Entrate lo scorso anno l’ha spuntata in oltre un caso su due; la percentuale di vittoria, in accordo con i dati forniti da Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate nel corso di un’audizione a Montecitorio, è stata infatti del 57%. Inoltre, la percentuale di vittoria, considerando il controvalore delle controversie, balza al 76%; analogo andamento, sempre favorevole all’Amministrazione finanziaria, è stato registrato con il 50% in Corte di Cassazione, e con una percentuale che anche in questo caso per controvalore sale e si attesta al 69%. Per quanto riguarda l’anno in corso, sempre in materia di controversie fiscali, l’Agenzia delle Entrate, in accordo con le dichiarazioni del direttore Befera, punta sia a consolidare i risultati conseguiti nel 2009, sia a migliorare ulteriormente l’efficienza delle proprie strutture puntando sui controlli modulati in base ad analisi sul rischio di ogni tipologia di contribuente.

Contratti produttività: codici tributo detassazione restano invariati

 Quello sulla detassazione dei contratti di produttività è un provvedimento che, con la Legge numero 191 del 23 dicembre 2009, è stato esteso anche a tutto il 2010. A ricordarlo è l’Agenzia delle Entrate dopo che tale agevolazione, consistente nella tassazione agevolata, pari ad un’imposta sostitutiva del 10% sulle somme che, in merito agli incrementi di produttività, vengono erogate dai datori di lavoro ai dipendenti, è stata prima avviata in via sperimentale nel secondo semestre 2008, anche come misura di abbassamento della tassazione sul lavoro, e poi è stata prorogata per tutto il 2009 anche come misura anticrisi con il Decreto Legge numero 185 del 2008. Ebbene, al riguardo l’Agenzia delle Entrate ha reso noto che i codici tributo anche per quest’anno rimangono invariati, ovverosia restano quelli che l’Amministrazione finanziaria ha istituito con una risoluzione, la numero 287/E datata 8 luglio 2008.

Berlusconi: abbiamo ridotto tasse

 Il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi fa i conti delle attività del proprio governo:

Abbiamo abbassato le tasse, togliendo l’Ici e togliendo 2 miliardi alle imprese. Nonostante la crisi l’Italia c’è, con un governo che ha continuato a lavorare per il bene degli italiani. La grave crisi economica è stata affrontata bene: non abbiamo aumentato le tasse e sosteniamo le famiglie e chi ha perso il lavoro.

Il presidente però afferma che la lotta non é terminata e sottolinea che il rilancio del nucleare e di tutte le fonti alternative farà si che le bollette siano più leggere per gli italiani e per le imprese.

Fisco e Comuni: la lotta all’evasione si rafforza

 Sette segnalazioni su dieci dei Comuni italiani “caccia-evasori” riguardano fenomeni potenzialmente evasivi legati al territorio e all’urbanistica. A farlo presente è stato Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, sottolineando altresì come, dopo una prima fase di rodaggio, siano arrivate ad oltre quota tremila le segnalazioni degli Enti locali nell’ambito dell’alleanza antievasione che “apre” al federalismo fiscale. Il Protocollo d’intesa antievasione, siglato nei mesi scorsi dall’Ifel, dall’Agenzia delle Entrate e dall’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, prevede che i Comuni inviino al Fisco delle segnalazioni di sospetta evasione; il personale degli Enti locali, inoltre, può far leva sulla formazione a cura degli “007” delle Entrate. Attualmente, in accordo con quanto reso noto dal Direttore Befera nel corso di una conferenza stampa, le segnalazioni ricevute dai Comuni ammontano a 3.216.

Niente tasse governative per l’iscrizione alla scuola dell’obbligo

 Finalmente gli studenti che si trovano in età di obbligo scolastico possono tirare un sospiro di sollievo: in effetti, essi non sono tenuti in alcun modo a versare le tasse governative per ottenere l’iscrizione alla stessa scuola. Si tratta di un esonero fiscale molto importante, il quale, tra l’altro, non si riferisce ai soli ragazzi che frequentano le elementari e le medie (l’esonero, in questo caso, è già previsto per legge), ma anche per gli studenti delle classi prime, seconde e terze delle scuole superiori. Inoltre, importante novità, sono inclusi nel novero anche coloro che sono iscritti ai percorsi sperimentali di istruzione e formazione professionale, solitamente predisposti in accordo con le Regioni. La conferma di tale gratuità è giunta direttamente da Viale Trastevere, sede del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: in proposito, è stata emanata un’apposita circolare, la quale precisa appunto che gli studenti fino a 16 anni sono esonerati dal pagamento delle tasse da versare all’Erario per la frequenze al prossimo anno scolastico.