In Medio Oriente cattolici costretti a pagare la jizya: tassa sulle minoranze

 Le minoranze religiose in uno Stato sono rappresentate da persone che professano una religione diversa da quella della maggioranza dei cittadini. L’art. 3 della Costituzione italiana afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di religione e l’art. 8 afferma che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge. Questo avviene in Italia, ci sono però varie parti del mondo dove la libertà religiosa non esiste e i cittadini sono perseguiti come fossero criminali.

La tutela delle minoranze nazionali, etniche, religiose e culturali è divenuta nel corso degli ultimi decenni una questione di cruciale interesse per il diritto internazionale, sia per l’aumento del fenomeno minoritario, sia per il mantenimento della pace (spesso minata proprio da differenze religiose), ecco perchè si diffonde sempre più l’esigenza di proteggere questo diritto umano. Ciò nonostante in alcuni Paesi c’è molta strada da fare.

Svizzera: tassa Co2 e redistribuzione

 Dal 1° gennaio 2008 in Svizzera é in vigore la “tassa della Co2” sui combustibili fossili. La tassa ha portato l’industria e i proprietari di immobili a ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica. Il gettito ricavato dalla tassa resta entro i confini nazionali e viene redistribuito alle imprese e alla popolazione.

In questi giorni una novità: è stata proposta una revisione legislativa di tale tassa (su iniziativa del consigliere nazionale Rolf Hegetschweiler), in base alla quale un terzo del reddito imponibile, un massimo di 200 milioni di franchi all’anno, dovrebbe essere destinato a misure di riqualificazione energetica per gli edifici.

Modello Unico 2009: come pagare le tasse con la compensazione

 In vista della compilazione del modello Unico 2009, che porterà alla determinazione delle imposte da pagare, anche in funzione degli studi di settore per chi rientra nei relativi settori economici, i contribuenti come ogni anno avranno la possibilità di usufruire, ai fini del pagamento delle tasse, dell’importante istituto della compensazione. Tutti coloro che infatti vantano dei crediti fiscali, ai fini del pagamento di imposte e contributi, con il modello F24, potranno avvalersi del meccanismo della compensazione; l’istituto, tra l’altro, è applicabile da tutti i contribuenti, anche quelli che non sono titolari di partita IVA, con la conseguenza che si possono portare in compensazione crediti e debiti che il contribuente vanta nei confronti non solo dello Stato, ma anche dei Comuni, delle Regioni,  dell’INPS, INAIL, ENPALS e Camere di Commercio.

Dazi: India aumenta tassa importazione acciaio

 Il “dazio all’importazione” é un dazio doganale, dazio antidumping e di compensazione. Rappresenta un’imposizione all’importazione, la Dogana si occupa delle entrate della merce estera. La Dogana é un organismo di natura pubblica preposto quindi al controllo dell’entrata e dell’uscita delle merci dal territorio nazionale, sia che si tratti di materiali a seguito dei viaggiatori che di trasporto di merci. Tutte le merci devono prima essere classificate, cioè abbinate ad un numero specifico. La Dogana ha infatto un prontuario diviso in Sezioni e Capitoli ordinati per tipologia merce. Non è un prontuario internazionale, difatti ogni singolo Stato può suddividere ulteriormente le merci comprese in queste voci.

Spesso io dazi vengono imposti sulle importazioni per proteggere l’economia nazionale dalla concorrenza estera o dal dumping, da cui appunto i dazi antidumping.

Il “fringe benefit” continua a essere tassato anche se si è pensionati

 La risoluzione 137/E dell’Agenzia delle Entrate è intervenuta per disciplinare gli sconti tariffari sul consumo energetico da parte di ex dipendenti: come sottolinea la stessa circolare, la tassazione continua a rimanere in vigore per quel che riguarda questi sconti percepiti anche da chi è andato in pensione nell’ambito di un rapporto di lavoro sulla somministrazione di energia elettrica. L’Agenzia ha deciso di pubblicare il documento a seguito della richiesta da parte di un ente della previdenza che doveva fronteggiare le istanze di dipendenti a riposo, i quali beneficiavano dello stesso sconto sul consumo di energia di quando lavoravano con l’azienda erogatrice. Il testo che le Entrate hanno preso a riferimento per risolvere la disputa è il Tuir, il quale individua in maniera dettagliata le tipologie di retribuzione in base al rapporto di lavoro. È chiaro dalla lettura del testo normativo che l’assoggettamento a Irpef degli introiti non concerne solamente le somme in denaro, ma anche i vantaggi che integrano la retribuzione, i cosiddetti “fringe benefits: questi ultimi altro non sono che compensi in natura, servizi o beni e sono erogati dal datore di lavoro per degli sconti particolari.

 

Riscossione crediti insoluti: il fermo amministrativo

 Cosa si rischia quando non si paga una cartella esattoriale? Ebbene, attraverso l’operato di un agente per la riscossione, le Regioni, i Comuni, l’INPS, ma anche l’Agenzia delle Entrate, possono provvedere, al fine di riscuotere i crediti insoluti, a procedere al fermo amministrativo una volta trascorso il termine di Legge di sessanta giorni per il pagamento della cartella esattoriale. Con la procedura del fermo amministrativo, che non è altro che una pratica coattiva e forzosa di riscossione del credito, l’agente della riscossione punta a riscuotere il credito, che può essere costituito da  tasse, contributi previdenziali, ma anche il canone RAI, attraverso il pignoramento di beni mobili e immobili. Per il pagamento tramite cartella esattoriale di piccoli importi, di norma viene recapitato al soggetto che deve pagare un sollecito, ma quando l’importo è elevato si passa subito all’invio del “preavviso di fermo“; nel caso in cui il soggetto che deve pagare non provvede a saldare il dovuto, si passa all’iscrizione del provvedimento e, per gli importi elevati, al “fermo” dell’autoveicolo o di più autoveicoli intestati al debitore.

Federalismo fiscale e Carta delle Autonomie

 Prima l’autonomia fiscale e finanziaria dei Comuni e poi si potrà parlare di federalismo fiscale. Questa l’idea di Sergio Chiamparino, presidente dell’Anci, durante un forum all’Ansa. L’oggetto del forum: riforme, federalismo e Carta delle Autonomie. Secondo il presidente occorre una grande tassa locale, non importa quale ma deve garantire entrate certe:

Può essere l’Iva, può essere una forma di compartecipazione all’Iva o all’Irpef, – ha affermato Chiamparino – può essere una ridefinizione della tassazione sugli immobili, compresa anche delle tasse di registro, ripensate in maniera tale che siano i Comuni a determinarne le aliquote e le modalità attuative e gestionali. Questo é il banco di prova del federalismo fiscale. Noi abbiamo chiesto che per il 2010 ci sia chiarezza su questo punto. E se entro quella data i decreti attuativi non dovessero essere ancora pronti, la questione deve essere affrontata in Finanziaria. Sarà la prova del nove per capire se nelle intenzioni del governo e soprattutto della Lega Nord il federalismo fiscale è davvero la strada per il processo di modernizzazione responsabile della pubblica amministrazione o se è uno straccio, una bandiera da campagna elettorale.

Tassazione separata per il Tfr se l’azienda viene trasferita

 La risoluzione 135/E dell’Agenzia delle Entrate è entrata nel merito del trasferimento dei dipendenti che lavorano in un ramo d’azienda ceduto: ai fini fiscali, questo ambito non ha come immediata conseguenza la cessazione del rapporto di lavoro, nel caso in cui non è stata prevista l’erogazione di competenze da corrispondere all’atto della normale cessazione del rapporto di lavoro (come ad esempio il caso del trattamento di fine rapporto). Quindi, le somme che sono percepite dagli stessi dipendenti per la rinuncia al vincolo di solidarietà sono escluse dal regime fiscale di favore, vale a dire la tassazione separata. L’Agenzia è intervenuta in proposito per portare chiarezza in un caso di cessione aziendale: infatti, a seguito della cessione del ramo farmaceutico di una azienda, i sindacati avevano siglato un accordo con cui la società cedente doveva provvedere all’erogazione di un certo numero di mensilità lorde a favore di ogni lavoratore a tempo indeterminato e impiegato nel ramo ceduto.

 

Nuovi studi di settore: ecco chi paga più tasse

 Nei giorni scorsi, l’Agenzia delle Entrate ha provveduto a mettere a disposizione dei contribuenti soggetti agli studi di settore il software “Gerico 2009” al fine di ricavare il valore dei ricavi e dei compensi presunti rispetto a quelli che effettivamente sono stati conseguiti. “Gerico 2009” è stato presentato con i “correttivi anticrisi”, ovverosia con delle sezioni aggiuntive che tengono conto della crisi economica e che quindi contribuiscono rispetto alla media storica a far abbassare a carico del contribuente il volume d’affari o dei compensi per lo studio di settore di competenza. Ma con “Gerico 2009” il contribuente che vuole “adeguarsi” allo studio di settore paga realmente meno tasse? Ebbene, in base ad un Rapporto a cura della CGIA di Mestre, senza un “rimodellamento” degli studi di settore ci sono alcune categorie di contribuenti che rischiano seriamente di dover pagare più tasse rispetto allo scorso anno.

Tassa sui ricchi per garantire assegno di disoccupazione a precari

 Cosa si può fare per uscire indenni (il più possibile) dalla crisi? Come affrontarla? Qualcuno prontamente risponde: una tassa sui redditi alti per aiutare chi é più in difficoltà a causa della crisi. La proposta arriva dal segretario del Pd Franceschini che, immaginando la sua vita da premier elenca le tre iniziative che prenderebbe a favore dei cittadini meno agiati e più colpiti dalla recessione:
– un’assegno mensile di disoccupazione per il co.co.pro e chi poi perde il posto e passa a zero euro;
– una misura per le piccole imprese che garantisca l’accesso al credito e riduca l’acconto Irpef di giugno al 20%;
– una misura per i poveri assoluti, circa 1 milione di famiglie ovvero tre milioni di persone. Per questa ultima categoria Franceschini proporrebbe

Tasse e contributi: pressione fiscale troppo alta anche nel mondo calcistico

 Negli ultimi anni il nostro Campionato di Calcio di Serie A ha perso molti dei suoi talenti, i quali sono andati a giocare all’estero, così come portare in Italia un campione affermato è diventato sempre più difficile. E’ più facile che i fuoriclasse vadano a giovare in Spagna ed in Inghilterra piuttosto che nel nostro Paese, e quando si riesce a mettere a contratto qualche stella gli ingaggi richiesti sono così elevati che solo due/tre squadre di Serie A attualmente se li possono permettere. La causa di tutto ciò non è solamente legata ai soldi, che attualmente nel nostro calcio scarseggiano, ma anche ad una tassazione che rende l’Italia un Paese meno competitivo rispetto a Paesi come la Spagna e l’Inghilterra. A metterlo in evidenza nelle ultime ore, nel corso di un’intervista radiofonica, è stato anche l’attuale Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il quale ha sottolineato come per dare un netto di 100 ad un calciatore la società, tasse comprese, debba pagare in Italia oltre 200, mentre in paesi come Spagna ed Inghilterra su 100 netti dati al giocatore il club spende complessivamente tra i 130 ed i 140.

Compartecipazione: é una tassa sui disabili

 Le richieste delle famiglie dei disabili e delle associazioni che li assistono si sono fatte sentire. In questi giorni hanno protestato contro la norma che prevede una compartecipazione alla spesa per l’assistenza sanitaria delle persone disabili in strutture semi-residenziali o residenziali. La norma dovrebbe ancora essere accolta e l’auspicio é, come abbiamo appena detto, che non venga assolutamente approvata. La regione si schiera dalla parte dei disabili e delle loro famiglie: all’unanimità, il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno con il quale la giunta promette di attivarsi per modificare la norma.

La ratio della norma era quella di colamre il deficit della sanità nazionale portando la Regione ad applicare il vecchio decreto ministeriale che prevede la compartecipazione alla spesa. In realtà la stessa regione si é opposta, definendo la norma una vera e propria tassa sulla disabilità.

Uil: tagliare tasse sulla tredicesima

 L’Italia é al 23° posto per quanto riguarda gli stipendi. L’Ocse ha infatti calcolato gli stipendi medi in 30 Paesi, al netto delle tasse e a parità di potere d’acquisto. Gli italiani hanno buste paga che sono poco più della metà di quelle inglesi e più basse di quelle greche e spagnole. Il salario medio dei lavoratori italiani è infatti 21.374 dollari. Nei Paesi Ue il salario medio è di 27.793 dollari l’anno. Nell’Europa a 19, si ha uno stipendio medio di 24.552 dollari.

Secondo l’Ocse pesano soprattutto le tasse: la differenza tra quanto paga il datore di lavoro e quanto intasca realmente il lavoratore. I dipendenti e i loro datori di lavori pagano troppi contributi. E purtroppo questo é dovuto anche all’evasione fiscale: in Italia tanti evadono e gli unici che non possono farlo sono proprio i dipendenti, ecco perchè questi pagano anche per gli altri. In Italia 2 lavoratori su dieci non pagano le tasse. Eccco perchè sono compressi verso il basso i salari delle imprese in regola. Il peso di tasse e contributi su un lavoratore single è del 46,5%, mentre del 36% per un lavoratore sposato e con due figli a carico. Se a un’impresa un lavoratore costa 100 euro, lo stesso lavoratore finisce per ottenere in busta paga soltanto 54,5 euro.

Tasse: più equità con una riforma profonda ed incisiva

 Le inefficienze del nostro sistema fiscale creano disuguaglianze e penalizzano quelle categorie sulle quali il prelievo è alla fonte, ovverosia i pensionati ed i lavoratori dipendenti. Per questo, secondo quanto messo in evidenza dal leader della CISL Raffaele Bonanni nella sua relazione al congresso del Sindacato, è necessaria una profonda e incisiva riforma del nostro sistema fiscale senza sostanzialmente continuare con interventi “tampone” parziali e/o occasionali. Il leader della CISL, di conseguenza, ritiene che l’azione di lotta e di contrasto all’evasione fiscale possa affermarsi solamente se c’è una diffusione e l’affermazione di una cultura della legalità a livello fiscale, ed in tal senso Bonanni ritiene giusto che così come il lavoro dipendente paga le tasse alla luce del sole, allo stesso modo per quello autonomo è necessario che venga reintrodotto l’obbligo della tracciabilità dei pagamenti. La perdita di potere d’acquisto per i salari e le pensioni è infatti oramai una vera e propria emergenza nazionale, al punto che l’OCSE in un recente rapporto ci ha relegato al 23-esimo posto su trenta Paesi monitorati.