La Cgia di Mestre ha reso noto i primi dati relativi alla cedolare secca sugli affitti, dichiarando un vero e proprio fallimento tale iniziativa. Sono in aumento infatti gli affitti in nero , e la cedolare secca ha praticamente fatto perdere all’Erario circa 5 miliardi di euro in due anni. Nel mese di gennaio il governo provò il rilancio della cedolare secca, portand la deduzione forfettaria riconosciuta dal 15 al 5 per cento in modo tale che i proprietari pagassero le tasse sul 95 per cento del reddito dichiarato in caso di canone libero e sul 66,5 per cento nel caso di canone concordato.
La cedolare secca, in pratica, sostituisce:
- l’Irpef e le relative addizionali
- l’imposta di registro
- l’imposta di bollo.
E ancora:
- l’imposta di registro sulle risoluzioni e proroghe del contratto di locazione
- l’imposta di bollo, se dovuta, sulle risoluzioni e proroghe del contratto
Per i meno esperti, la cedolare è un’imposta che sostituisce quelle attualmente dovute sulle locazioni, che va a sostituire l’Irpef e le relative addizionali, dell’imposta di registro e dell’imposta di bollo. L’imposta sostitutiva è pari al 21 per cento calcolato sul canone di locazione annuo stabilito dalle parti ovvero quella ridotta del 19 per cento per i contratti di locazione a canone concordato relativi ad abitazioni ubicate nei comuni con carenze di disponibilità abitative.
Secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre sostiene che “dare agevolazioni e sconti è inutile: la gente preferisce non pagare nulla piuttosto che pagare poco e bisogna concentrare l’attività di contrasto all’evasione su chi opera completamente in nero attraverso una più incisiva attività di intelligence”.
La tassa cedolare secca sugli affitti ha portato nelle casse dello Stato circa 675 milioni di euro contro i 3.194 milioni attesi, così come è successo per la tassa sulle barche, la tassa sui beni di lusso che doveva far rientrare risorse nelle casse erariali, ma così non è stato.
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