Liposuzioni e lifting, aumento del seno e delle labbra. Sono solo alcuni degli interventi di chirurgia estetica che potrebbero presto costare cari agli americani. Il presidente Usa Barack Obama con la sua riforma sanitaria contempla anche gli interventi di chirurgia plastica il fisco potrebbe abbattersi su di essa.
La Commissione Finanze del Senato, infatti, sta valutando l’ipotesi di tassare con un’imposta fissa del dieci per cento i ritocchi estetici e non terapeutici. Fino a pochi anni fa la chirurgia estetica era sottoposta ad un regime fiscale favorevole, che consentiva la detrazione delle spese sostenute per gli interventi chirurgici dalla propria dichiarazione dei redditi. Ora non é più consentita alcuna detrazione delle spese sostenute per chirurgia estetica.
Più incisiva la decisione del New Jersey, che ha introdotto, nel 2004, una tassa del 6% sugli interventi di chirurgia estetica danneggiando i chirurghi estetici del New Jersey rispetto a quelli di New York. Così lo Stato del new Jersey ha raccolto un importo stimabile intorno agli undici milioni di dollari.
Un’altro Stato degno di particolare attenzione é quello della Corea del Sud: sta vivendo un vero boom della chirurgia estetica, sono molte le donne che si “rifanno” (il 61.5% delle donne tra i 25 e 29 anni ha avuto almeno un intervento di chirurgia estetica), ma ciò non ha spinto il governo coreano a tassare, anzi: nel Paese è anche possibile detrarre le spese sostenute per gli integratori alimentari e l’ odontoiatria estetica.
E in Italia? il Ministero delle Finanze in una circolare interpretativa ha chiarito:
Va osservato come rientrino tra le spese chirurgiche deducibili solamente le spese per gli interventi ritenuti necessari per il recupero alla normalità sanitaria e funzionale della persona, con esclusione degli interventi di chirurgia estetica. Tale limitazione non riguarda gli interventi di chirurgia plastica purchè diretti ad eliminare deformità funzionali o estetiche particolarmente deturpanti.