L’ultimo studio approntato dalla Confesercenti mette in luce una realtà piuttosto amara per quel che concerne il progetto di federalismo fiscale che l’attuale esecutivo si appresta a porre in essere; in effetti, l’associazione di categoria, la quale rappresenta gli interessi delle piccole e medie imprese attive nel commercio, nei servizi e nel turismo, ha messo nero su bianco dei dati che testimoniano come il progetto in questione porterà a un inasprimento tributario nei confronti di alcuni contribuenti. In particolare, in base a questo rapporto, i lavoratori autonomi e le stesse pmi dovranno far fronte a un maggior carico in questo senso, con l’addizionale Irpef regionale ancora più salato di quello attuale.
Il confronto con altre categorie, come ad esempio pensionati e dipendenti, è impietoso e si arriva anche a cifre superiori ai 1.200 euro all’anno, tenendo presente che l’aliquota maggiorata arriverà fino a un massimo del 2,1% tra cinque anni. Il riferimento della confederazione romana va al progetto approvato dal governo esattamente un mese fa, in base al quale ogni regione del nostro paese può aumentare di ben quattro volte l’aliquota a partire dal 2015. C’è comunque da dire che lo studio tiene conto di una proiezione relativa a un’unica applicazione della percentuale massima possibile dell’addizionale Irpef, vale a dire il 3%; dunque, effettuando questi calcoli risultano maggiori imposte, ma non si tiene conto del fatto che le stesse regioni possono porre in essere tale imposizione soltanto a fronte di una rinuncia all’Irap, tassa che può essere progressivamente eliminata.
Come è noto, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive prevede un’applicazione massima del 4,9% e prende come riferimento principale le rendite finanziarie e i costi del personale: col federalismo, invece, Irap e Irpef vengono calibrati diversamente, al fine di venire incontro alle esigenze di bilancio di ogni azienda, ma lo studio della Confesercenti rimane un elemento da approfondire nel dettaglio.