Lo Stato italiano non può certo essere catalogato come un buon pagatore in questo preciso momento storico: anzi, i versamenti fiscali, ma non solo, vengono effettuati in costante ritardo da parte delle nostre amministrazioni finanziarie. In effetti, secondo quanto rilevato da un’indagine di Krls Network of Business Ethics per contro di Contribuenti.it, il tempo necessario per il rimborso di tasse e imposte è addirittura superiore ai quattordici anni (14,1 per la precisione), di gran lunga superiore alla media che viene invece registrata nel Vecchio Continente (dodici mesi). La classifica in questione non fa certo onore al nostro paese, il quale occupa la prima posizione dei paesi più lenti per quel che concerne i rimborsi tributari appunto; seguono a ruota altre nazioni, tra cui possiamo elencare la Turchia (4,2 anni), la Grecia (3,8 anni) e la Spagna (2,3 anni), mentre stati importanti come la Francia, l’Inghilterra e la Germania sono senz’altro più virtuosi, visto che sono in grado di pagare gli indennizzi, rispettivamente, in 1,6, 1,2 e 0,8 anni.
Ma come viene a tradursi esattamente questo ritardo? I contribuenti che sono penalizzati in misura maggiore sono quelli che risiedono nelle regioni meridionali: la Campania, la Puglia e la Calabria occupano le posizioni principali del poco invidiabile podio. Ma anche nel Lazio, in Liguria e in Basilicata si ha a che fare con situazioni dello stesso tipo, a conferma che la differenziazione territoriale non è poi così influente come si vuole credere.
Tra l’altro, elemento ancora più allarmante, non si risparmiano nemmeno i soggetti più sfortunati, come ad esempio i terremotati dell’Abruzzo: un confronto mette in evidenza questa pessima tendenza, visto che coloro che hanno patito in prima persona il sisma dell’Aquila devono sopportare un tempo di attesa vicino ai tredici anni, mentre per i terremotati del Giappone è sufficiente far trascorrere un solo mese, a conferma del distacco fin troppo evidente del nostro paese dal resto del mondo.
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