Si avvicina il periodo dell’anno più temuto dai lavoratori autonomi: tra la fine di giugno e la prima metà di luglio, infatti, si collocano le scadenze per il pagamento delle imposte e dei contributi previdenziali. Ed è proprio su questi ultimi che vogliamo concentrarci oggi: a quanto ammontano? Vi sono differenze tra le varie categorie (ovvero liberi professionisti “senza cassa” e artigiani/commercianti)?
Facciamo insieme il punto della situazione!
Contributi Gestione Separata INPS 2021
Partiamo dalla Gestione Separata INPS, la “cassa” che riunisce tutte quelle figure professionali che non hanno un ente di riferimento (come accade, invece, per altre categorie di professionisti: medici, avvocati, notai, giornalisti, infermieri, ecc.).
Qualche esempio? Fanno capo alla GS tutti coloro che hanno scelto una professione “digitale” – ossia programmatori, consulenti web marketing, social media manager, ecc. – o, comunque, nata di recente – vedi, tra gli altri: logopedisti, igienisti dentali, ma anche amministratori condominiali, personal trainer, ecc..
Per l’anno 2021, i liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata devono versare un contributo pari al 25,98% del reddito lordo (a sua volta corrispondente al 78% o al 67%, a seconda del coefficiente di redditività, del fatturato incassato).
Contributi artigiani e commercianti 2021
Veniamo, adesso, alle Partite IVA inquadrate come ditte individuali e, quindi, appartenenti alla categoria degli artigiani o a quella dei commercianti.
Entrambe fanno riferimento alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS e, contrariamente ai liberi professionisti, versano due tipologie di contributi:
- Contributi minimi
La prima tipologia è obbligatoria per tutte le ditte individuali, a prescindere dal reddito effettivamente prodotto, e consiste in una quota fissa pari a:
- € 836,16 per gli artigiani (ridotta a € 3.572,94 per gli under 21)
- € 850,52 per i commercianti (ridotta a € 3.587,29 per gli under 21)
- Contributi sull’eccedenza
Se il reddito 2021 è superiore a quello indicato dall’INPS come “reddito minimale” – ovvero € 15.953 – occorre aggiungere, ai versamenti minimi obbligatori, una seconda quota, calcolata soltanto sulla parte eccedente con aliquota pari a:
- 24% per gli artigiani (ridotta a 22,35% per gli under 21)
- 24,09% per i commercianti (ridotta a 22,44% per gli under 21)
Le aliquote sono aumentate di un punto percentuale – passando, quindi, rispettivamente al 25% e al 25,09% – se il reddito è maggiore di € 47.379.
Infine, ricordiamo che le ditte individuali che si avvalgono del regime fiscale forfettario possono richiedere uno “sconto” pari al 35% su tutti i contributi previdenziali, sia fissi che variabili, inoltrando la domanda direttamente all’INPS.
Come gestire i contributi previdenziali?
Come stabilire, con esattezza, il proprio inquadramento (e, di conseguenza, la cassa o gestione cui fare riferimento)? Come calcolare, dapprima, il reddito lordo e, in seguito, l’esatto importo da corrispondere all’INPS per i contributi?
Ricorrere al fai-da-te in ambito previdenziale, sottovalutando la sua delicatezza e complessità, significa assumersi inevitabilmente dei grossi rischi. Come il calcolo delle imposte, infatti, anche quello dei contributi andrebbe sempre affidato ad una figura competente, poco importa se “in carne ed ossa” o virtuale al 100%!
Ormai, sempre più professionisti ed imprenditori preferiscono abbonarsi ad un consulente telematico, in modo da risparmiare fino al 50% sul costo annuale dell’assistenza fiscale. Se uno studio convenzionale può arrivare a chiedere 500, 600 o addirittura 1.000 € ai propri assistiti, la tariffa proposta da Fiscozen – per citare uno dei servizi più noti – è di soli 299 € / anno + IVA, comprensivi di tutto.