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Cosa bisogna sapere sulla tassazione delle criptovalute in Italia

Le criptovalute sono tassate in Italia?

Sì e no. Il portafoglio di criptovalute non viene considerato reddito imponibile, per la mancanza di natura speculativa. Ma una volta che l’ammontare totale del portafoglio supera i 51.645,69 euro per una settimana consecutiva, viene considerato plusvalenza con una tassazione del 26%.

In attesa di interventi politici (una nuova legge è in discussione), l’Agenzia delle Entrate si è dimostrata piuttosto riluttante ad esprimersi in materia, ma alcune risoluzioni sono comunque state prese per “mettere una toppa.” Nello specifico, la risoluzione n. 72 /E/2016 ha stabilito quanto si diceva sopra sulla tassazione delle criptovalute, e viene poi citata più avanti nella risoluzione 788/2021.

tassazione delle criptovalute

Tassazione italiana delle criptovalute nel dettaglio

Quanto detto sopra è una bella notizia per gli investitori in criptovalute, che possono agire liberamente senza essere tassati finchè rimangono sotto il tetto massimo di cui abbiamo parlato.

Per ora, queste sono le uniche direzioni in materia da parte dell’Agenzia delle Entrate, ma molto probabilmente vedremo in futuro una maggior regolazione del settore. Infatti, non è ancora chiaro come debbano essere tassate le criptovalute nei loro usi più comuni, come i DeFi, gli Nft o lo staking, ben spiegati su cryptonomist.

Ma vediamo più nel dettaglio.

Acquisto di criptovalute

L’acquisto di criptovalute con euro o altra valuta Fiat non viene tassato perché non considerato un evento imponibile in Italia.

Vendita di criptovalute

La vendita di criptovalute in valuta Fiat come euro o dollari è considerato un evento imponibile e di conseguenza bisogna calcolarne il plusvalore. I profitti saranno poi tassati con un’aliquota del 26% ma solo se il portafoglio che stiamo tenendo in considerazione supera i 51.645,69 euro per una settimana consecutiva. A quanti coin corrisponda questo valore lo potremo sempre controllare online, per esempio attraverso il cambio ethereum euro

Mining

Il mining fa parte della zona d’ombra per ora lasciata dall’Agenzia delle Entrate. Nessuna risoluzione in merito è stata pubblicata: l’Agenzia considera la compravendita di criptovalute fra persone fisiche e le imprese, ma (ancora) non il mining. Come dicevamo però, è molto improbabile che non venga mai preso in considerazione dal sistema tributario italiano, e prima o poi, questa zona grigia sarà “illuminata”.

Staking e Airdrop

Anche i proventi derivanti dallo staking o l’airdrop di criptovalute, in Italia ancora restano un punto cieco della tassazione statale, che semplicemente non si è ancora espressa in merito. Probabilmente per evitare futuri problemi, la soluzione migliore è quella di dichiarare le ricompense di staking e airdrop di un certo rilievo come reddito generale nella dichiarazione dei redditi.

L’Italia può essere un paradiso fiscale per le cripto? Opportunità e svantaggi

In particolare, le criptovalute sono considerate dallo Stato italiano come proventi di reddito provenienti dall’estero, come potrebbe essere scambio di monete Fiat estere. E di conseguenza il loro “valore di mercato” deve essere comunicato annualmente come se fossero attività possedute all’estero. Questo è naturalmente in contrasto con la natura delle criptovalute, che sono in tutti i luoghi e in nessuno allo stesso tempo.

Secondo gli esperti, vedere le criptovalute in questo modo potrebbe essere pericoloso, perché naturalmente hanno una natura diversa di attività estere, e soprattutto una volatilità molto maggiore. Quindi, considerare le cripto in questo modo potrebbe portare a una tassazione molto pesante slegata dalla realtà delle transazioni.

Un risvolto interessante però, ci viene dal cosiddetto “regime fiscale dei nuovi residenti” e si lega proprio alla considerazione dei redditi delle cripto come esteri.

Questo regime fiscale si applica dal 2017 ed è volto ad attrarre in Italia persone fisiche con un alto patrimonio netto.

In breve, secondo questo regime, i redditi di origine italiana sono tassati normalmente, mentre le plusvalenze di origine estera sono al riparo dalle imposte italiane. Inoltre, i patrimoni esteri non sono soggetti né ai normali obblighi di dichiarazione né all’imposta italiana sulle successioni e sulle donazioni.

Le principali condizioni per beneficiarne sono che il nuovo residente:

  • non sia stato residente fiscale in Italia negli ultimi 9 anni su 10 (prima del trasferimento in Italia)
  • paghi una tassa annuale di 100.000 euro (che può essere aumentata di 25.000 euro per ogni familiare che si trasferisce con lui in Italia).

Per chi volesse approfondire l’aspetto legale delle “residenze d’oro” in Italia, Global Legal Insight ha un bell’approfondimento sul tema.

Conclusioni

Tutto considerato, sicuramente in Italia ci sono opportunità interessanti per gli investitori di criptovalute. Dovranno sicuramente tenere d’occhio le nuove risoluzioni dell’Agenzia delle Entrate però, perché la situazione dovrebbe evolversi in tempi brevi.