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Per arginare la crisi occorrono 100 mld di tasse

 La crisi del debito pubblico graverà sui cittadini. Almeno questo é quello che si inizia a prospettare. Più tasse per tutti per salvare l’Italia, per conseguire l’obiettivo dell’azzeramento del deficit occorreranno tra il 2012 e il 2014 circa 100 miliardi di tasse aggiuntive alle quali bisogna aggiungere 40 mld di taglio alle spese pubbliche. La previsione e’ della Confcommercio che oggi ha riunito a Milano i propri Stati generali dove si é discusso della crisi e del vero incubo per l’impresa italiane: la recessione che ormai s’intravede nitida all’orizzonte.

Per conseguire l’obiettivo dell’azzeramento del deficit occorreranno tra il 2012 e il 2014 – sottolinea Sangalli, presidente dell’istituto -, circa 100 miliardi di tasse e imposte aggiuntive e circa 40 miliardi di minori spese. Le ragioni della crisi si conoscono bene, soprattutto adesso che tutti i nodi sono venuti al pettine. Potrà l’Italia ridurre un debito pari a circa il 120% della ricchezza nazionale annua a fronte di una crescita debole nel lungo periodo e rimasta debolissima anche dopo la conclusione ‘ufficiale’ della grande crisi e della recessione? Le stime di crescita dell’Italia si attestano infatti, per il 2012, intorno ad un frazionale 0,3%. Bisogna evitare che l’Italia vada in corto circuito. Per farlo non bastano le manovre, occorrono scelte e riforme che rilancino la crescita, facendo leva sulle energie del mondo delle imprese e del lavoro. Occorre intervenire con un maggiore controllo e riduzione della spesa pubblica, riforma del sistema previdenziale e del fisco, cessioni di patrimonio pubblico, liberalizzazioni e semplificazioni, investimenti in infrastrutture e per l’efficienza energetica.

Se i dati Istat non sono troppo lontani dalla realtà, in Italia, la pressione fiscale nel complesso, dopo la crescita della fine degli anni Novanta, ha registrato una diminuzione fino all’anno 2006 per poi riprendere ad aumentare fino al 43,2 per cento nel più recente 2009. Un aumento delle tasse farebbe davvero bene a questo Paese che già “vanta” un primato in Europa in merito a pressione fiscale?