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Dai tabacchi un tesoretto di 330 milioni di euro

 Un “tesoretto” di 330 milioni di euro. E’ quello che l’Erario riuscirà ad incassare a poco meno di un anno dall’entrata in vigore del nuovo sistema di accise sui tabacchi. A sostenerlo è il Centro Studi Casmef dell’Università Luiss Guido Carli di Roma, che ha analizzato i primi risultati del provvedimento.

Dall’analisi dei dati si evince che, stando alle proiezioni dei numeri disponibili (pari a 159,7 milioni di euro nel primo semestre 2015) sull’intero anno in corso, lo Stato registrerà un aumento delle entrate fiscali del +3,3%, pari ad ulteriori 330 milioni di euro (10,23 miliardi di euro complessivi nel 2015 contro i 9,9 miliardi del 2014), a fronte di una marginale contrazione dei volumi venduti pari al -0,8% (da 74,4 milioni a 73,8 milioni di tonnellate) che evidenzia una sostanziale stabilità della domanda.

In vista dell’approvazione della legge di stabilità, che dovrà essere ratificata dal Parlamento entro fine anno, il Centro Studi Casmef-Luiss ha prodotto un aggiornamento dello studio realizzato nel 2014, dal titolo: “La tassazione dei prodotti del tabacco: valutazione degli impatti sul mercato legale e sulle entrate del settore di possibili cambiamenti di incidenza e struttura impositiva”, curato da Stefano Marzioni, Alessandro Pandimiglio e Marco Spallone.

Nel 2014 – ricorda lo studio – il governo aveva ravvisato l’esigenza di riformare il sistema delle accise dei tabacchi lavorati per rispondere al calo delle entrate fiscali registrato nel 2013 e nel 2012 a seguito di una contrazione dei volumi di vendita. “Come avevamo ipotizzato lo scorso anno – spiega Marco Spallone – era necessario individuare una riformulazione del sistema delle accise, che garantisse un equilibrio del mercato e
un aumento del gettito derivante dalle accise stesse, senza però diminuire i prezzi dei prodotti, per tutelare nel contempo anche la salute pubblica. Oggi i numeri confermano la validità della scelta intrapresa”.

In Italia, l’adozione ormai ventennale di un sistema prevalentemente proporzionale della struttura di tassazione ha determinato lo sviluppo di un mercato articolato in segmenti di prezzo, che ha garantito ai consumatori la possibilità di scegliere tra diversi prodotti, tanto sulla base delle loro preferenze quanto sulla base della loro capacità di spesa. Tale struttura di tassazione ha permesso una dinamica competitiva equa all’interno di un mercato caratterizzato dalla presenza di un operatore in posizione largamente e stabilmente dominante.

Analizzando nel dettaglio i dati 2015, lo studio Casmef-Luiss ha rivelato come il contributo maggiore all’aumento delle entrate da accise sia stato generato dal segmento di “prezzo basso” (sigarette di prezzo inferiore ai 4,4 euro per un pacchetto da 20), che ha prodotto per quest’anno entrate da accisa pari a 2,51 miliardi di euro, rispetto a 1,59 miliardi del 2014 (in crescita del +58%).

Buona anche la risposta del segmento “medio alto” (da 4,8 a 5 euro a pacchetto), con un +18% e un volume di 1,66 miliardi di euro. “Nonostante uno sbilanciamento del carico fiscale a sfavore del segmento di Prezzo Basso – continua Spallone – comunque coerente con il fine di scoraggiare marcate diminuzioni di prezzo, la nuova struttura dell’imposizione è risultata essere sufficientemente equilibrata. Complessivamente, invece, le entrate fiscali hanno registrato un aumento addirittura oltre gli obiettivi di gettito dichiarati, questo a fronte di un aumento dei prezzi del +3,5% e volumi sostanzialmente stabili (-0,8%)”.

I risultati del 2015, a solo un anno dall’entrata in vigore della riforma fiscale sono dunque sicuramente soddisfacenti e consentono di guardare con serenità alle aspettative di gettito del 2016, anche alla luce del possibile consolidamento dei positivi segnali macroeconomici registrati quest’anno.

“Se guardiamo al futuro –  conclude Spallone –  l’aumento del prezzo medio ponderato del 3%, con efficacia da gennaio del prossimo anno, produrrà un ulteriore maggior gettito stimabile in oltre 30 milioni di euro. La crescita ipotizzata del Pil nel 2016 e l’aumento della fiducia dei consumatori implicano la previsione di un incremento dei consumi, anche se i segnali di ripresa non sono ancora del tutto consolidati”.