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Ddl stabilità: Il problema del reperimento dei fondi

 Abbiamo già visto della trattativa intavolata dall’esecutivo con gli esponenti parlamentari in merito ai contenuti del ddl stabilità. A conti fatti il testo del disegno di legge è già stato ampiamente modificato, ed ora si punta molto su incrementare il reddito netto (soprattutto dei lavoratori dipendenti) e sulla diminuzione del cuneo fiscale. Inoltre sono è stata abbandonata la volontà di ridurre di un punto percentuale le aliquote più basse dell’irpef ed allo stesso momento si tenta di non incrementare l’aliquota iva del 10 % (mentre dovrebbe essere confermato un aumento di un punto percentuale dell’aliquota iva del 21 %).

Definiti i contorni delle modifiche da operare sul ddl, resta ora da trovare la copertura finanziaria. Partiamo dalle minori uscite, visto che la decisione di non tagliare le aliquote irpef del 23 e del 27% permetterà all’esecutivo di spendere 4,27 miliardi di euro in meno nel 2013, e 6,5 miliardi nel 2014. Una parte di tali risorse verrà destinata a bilanciare le maggiori entrate generate dal mancato aumento di un punto percentuale dell’iva del 10 %. I tecnici, su questo punto, hanno già elaborato una rendiconto sul fatto che l’incremento iva deciso fosse di un punto percentuale e non di due punti come preventivato ( la perdita sarebbe stata di circa 3,2 miliardi di euro). Inoltre alle casse erariali verranno a mancare altri 2 miliardi per la cancellazione della norma che prevedeva la retroattività dei tagli sulle detrazioni fiscali e l’innalzamento della franchigia sulle detrazioni a 250 euro.

Occorre quindi affrontare il problema del reperimento delle risorse inerenti il finanziamento della riduzione del cuneo fiscale. In particolare occorrerebbero non meno di 2 miliardi di euro. In alternativa si potrebbe raddoppiare lo stanziamento per lo sgravio sui redditi da produttività ( per ora sono destinati 1,6 miliardi di euro). Inoltre occorre anche capire come fare ad effettuare gli annunciati interventi su famiglia e sociale, e come finanziare la rinuncia a tassare i redditi da pensione di invalidità o di guerra sopra i 15 mila euro.