Il decreto sulle liberalizzazioni che dovrebbe servire a rilanciare il Paese facendo leva sulla concorrenza nei settori strategici, secondo l’opposizione e secondo gli attori dei settori stessi presi in considerazione sembrerebbe essere assolutamente non equo e dannoso per le classi di lavoratori più deboli.
A parte il solito discorso sulla reale utilità delle liberalizzazioni per quanto riguarda la concorrenza, che vede smentita più volte la credenza che queste siano veramente di aiuto, quello che viene portato all’attenzione dell’opinione pubblica da quelle forze politiche contro il decreto è l’aspetto di equità che viene a meno.
Diciamo le cose come stanno: il settore bancario ed il settore assicurativo possono avere tutti i problemi del caso ma continuano “incredibilmente” ad avere profitti da record e stipendi di tutto rispetto per gli innumerevoli manager di medio e alto livello. Questi sono i due settori dove la concorrenza sembra non esserci ed i prezzi aumentano non solo tanto quanto basta per “coprire” l’inflazione ma anche 2-3-10 volte tanto, aumentando nel tempo il potere di questi due settori strategici.
►Decreto Liberalizzazioni RC-Auto: cosa cambia?
L’obbligatorietà di avere un conto in banca (non scritta, ma implicita nelle esigenze quotidiane) e sopratutto l’obbligatorietà di avere assicurazioni su casa, moto, auto ma anche sul mutuo, rendono questi due settori i più importanti del decreto e quelli che dovrebbero essere più colpiti dai provvedimenti per la concorrenza (ora inesistente). In realtà a lamentarsi sono ben altre categorie che nulla hanno a che vedere con banche ed assicurazioni, mentre queste due sembrano accettare di buon grado tutto quello che è stato proposto. Un caso? Sicuramente no, visto che c’è ben poco da criticare in una serie di articoli che non penalizzano nè le banche nè le assicurazioni quanto invece fanno con classi come quella dei tassisti, ma anche dei farmacisti (anche se avrebbero poco da lamentarsi) e non solo.
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