Può sembrare una differenza trascurabile, invece non lo è: quali sono le definizioni esatte di tassa e accisa? I due termini non coincidono. In effetti, con la parola “tassa” si identifica il tributo che viene corrisposto allo Stato oppure a un altro ente pubblico per un servizio che viene reso ai soggetti privati su loro espressa richiesta. Il termine accisa, al contrario, serve per identificare una imposta che ha a che fare con la fabbricazione e la vendita di prodotti che sono destinati al consumo. Questo vuol dire che l’accisa stessa non tende a gravare sul valore come fa l’Iva (Imposta sul Valore Aggiunto), bensì sulla quantità dei prodotti che sono messi in vendita dal produttore.
Spesso di tasse si sente parlare in relazione agli enti locali, come avviene nel caso della tassa di soggiorno, imposta a chi risiede in una determinata struttura alberghiera. Nel caso dell’accisa, invece, i prodotti più noti a cui è legata sono gli alcolici, i tabacchi e quelli del settore energetico. La sua caratterizzazione è presto detta (vedi anche Il 27 dicembre è la scadenza per versare le accise). In pratica, la si esprime come una aliquota rispetto all’unità di misura del prodotto. Questo vuol dire che per ogni quantitativo stabilito del bene, si provvede a calcolare una percentuale che viene sottoposta all’accisa.
Ecco perché questa particolare tassa di scopo è soggetta all’Iva. L’imposta sull’accisa è anche una delle entrate principali se si fa riferimento al bilancio di una determinata nazione: l’Europa ha deciso di voler armonizzare il tutto, in ragione dell’esistenza del mercato unico, ma non è certo una cosa semplice da realizzare. Le accise più discusse sono quelle che gravano sui prezzi dei carburanti: la benzina è salita parecchio in Italia proprio a causa loro, visto che vengono ancora fatte pagare le accise introdotte per eventi molto lontani nel tempo come la guerra d’Etiopia e la tragedia del Vajont.
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