C’è un’altra differenza fondamentale che occorre tracciare in ambito fiscale, quella tra tasse e tributi (vedi anche La differenza tra tasse e accise). La definizione più dettagliata che si può dare dei tributi è quella di prestazioni patrimoniali di tipo coattivo e di regola in denaro. Essi sono stabiliti direttamente dallo Stato, il quale fa valere la propria sovranità, attraverso delle apposite leggi o altri atti, come ad esempio i decreti. Tra l’altro, i tributi presentano molte differenze anche tra loro stessi, visto che bisogna fare riferimento al presupposto, vale a dire la situazione, il fatto o l’evento che si sono verificati e che possono essere ricollegati al loro sorgere.
Ogni fatto che fa nascere un tributo è comunque suscettibile di una appropriata valutazione dal punto di vista economico. La tassa, invece, è a sua volta un tributo, più precisamente quello che il singolo contribuente deve versare per una utilità che si ottiene dallo svolgimento di una attività dello Stato oppure dalla prestazione di un servizio pubblico. In parole povere, nel secondo caso si sta parlando di una prestazione di tipo patrimoniale. C’è comunque da sottolineare come nel linguaggio di tutti i giorni parole come “tassa”, “tributo” e “imposta” sono usati in maniera pressoché equivalente, anche se poi ragionando giuridicamente le espressioni tendono a individuare dei tributi molto diversi tra loro.
Se si pensa alla tassa, ad esempio, possono venire in mente quella per la raccolta dei rifiuti, quella scolastica, quella sulle concessioni governative e quella per l’occupazione di spazi e aree pubbliche. Insomma, non si può parlare di una vera e propria differenza, ma di una sorta di interdipendenza, tanto è vero che la confusione può essere notevole, ma non in grado di generare grandi errori. Lo stesso discorso è valido se si prende in considerazione il contributo, alla luce del funzionamento molto simile e delle conseguenze della sua applicazione.
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