Tra due giorni la scadenza per i territori “black list”

La data del 30 novembre, ormai sempre più vicina, si caratterizza per una serie di scadenze fiscali molto importanti: una di esse è senza dubbio quella relativa ai cosiddetti paesi “black list”. In pratica, tutti quei contribuenti che sono soggetti passivi dell’Iva e che pongono in essere delle operazioni nei riguardi di operatori economici che hanno sede o residenza in tali stati devono rispettare un obbligo ben preciso.

A loro, infatti, la nostra amministrazione finanziaria chiede di inviare attraverso la modalità telematica, sia direttamente che attraverso gli intermediari abilitati, la comunicazione mensile degli elenchi che riepilogano le cessioni di beni e le prestazioni di servizi, il cui ammontare è superiore al limite dei cinquecento euro. Quindi, bisogna fare riferimento a quanto avvenuto nel corso del mese di ottobre. Quando si parla di black list, non possono non venire in mente determinate nazioni e giurisdizioni: non è un caso che nel corso di questo 2012 se ne sia parlato parecchio nel nostro paese, visto che ad aprile scorso si è fatto il punto sui paradisi fiscali, arrivando poi fino al più recente mese di settembre, quando è arrivata in Parlamento la relazione sempre sui paradisi fiscali.

Da chi è composta esattamente tale lista? In pratica, i paesi che ne fanno parte presentano dei regimi tributari privilegiati e, come previsto da un Decreto Ministeriale del 2001, vi sono tre livelli di differenziazione. Anzitutto, c’è una serie di stati e territorio a cui bisogna applicare il regime dell’indeducibilità come è previsto dall’articolo 167 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (Tuir). Il secondo livello è composto, al contrario, da tre nazioni a cui si applica lo stesso regime, ma più precisamente quello valido per le operazioni con qualsiasi tipo di società. Il terzo livello, infine, include le nazioni e i territori cui il regime a cui si sta facendo riferimento si applica solo per alcuni tipi di società.