I contribuenti lombardi e laziali possono ragionevolmente sentirsi i più vessati d’Italia: in effetti, come è emerso da una recente indagine della Cgia di Mestre (la confederazione che raggruppa gli artigiani e le piccole imprese), Equitalia si scaglia soprattutto contro queste due regioni, ma il risultato deve essere contestualizzato in maniera migliore. La spa romana, partecipata al 51% dalla nostra amministrazione finanziaria e per il restante 49% dall’Inps, opera come è noto nell’ambito della riscossione dei tributi, ma il fatto che sia più attiva in alcune zone piuttosto che in altre dipende da diversi fattori. Ad esempio, bisogna considerare che la Lombardia vanta il maggior numero di abitanti nel nostro paese: questo vuol dire che vi sono molti più contribuenti che altrove, i quali tra l’altro percepiscono i salari migliori dello stivale, e pertanto non ci si deve stupire più di tanto se il gettito tributario in questione è molto vicino ai due miliardi di euro (per la precisione, 1,8 miliardi).
Il dato appena elencato si riferisce ovviamente al 2010. L’ideale podio delle regioni virtuose è poi completato dal già citato Lazio e dalla Campania. Cosa si può dire in questo senso? Il discorso è il medesimo, anche in questi due casi le dimensioni territoriali e la “ricchezza” dei cittadini tendono a influenzare le stime finali. Ci sono comunque delle cifre da esaminare con cura.
Anzitutto, tra il 2009 e lo scorso anno le crescite più sostenute sono state quelle relative alle riscossioni della Sardegna (quasi ventisei punti percentuali in più), della Puglia (+19,4%) e del Molise (altri venticinque punti). Equitalia ha tenuto proprio a differenziare gli aggettivi che queste zone meritano: non si dovrebbe parlare di vessazione, bensì di virtuosismo, visto che è proprio qui che si versano i maggiori contributi e le imposte che sono dovute. Le uniche agenzie che non fanno parte della società sono quelle siciliane, le quali sono partecipate al 60% dalla Regione stessa.