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Evasione fiscale Emilia-Romagna: i primi risultati del “federalismo”

 Il “patto” anti-evasione siglato nelle ultime settimane tra l’Agenzia delle Entrate ed i Comuni dell’Emilia Romagna sta iniziando a dare i primi risultati; l’alleanza anti-evasione, in scia all’accordo siglato in merito tra l’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, e l’Amministrazione finanziaria, vede già 139 Comuni, pari al 40% rispetto al totale in Emilia-Romagna, a fianco dell’Agenzia delle Entrate per attuare anche in materia fiscale, ed in particolare per la lotta all’evasione ed all’elusione, il “federalismo“. E non a caso, sono già arrivati grazie a tali accordi i primi risultati concreti; secondo quanto reso noto dalla Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, infatti, i dati del patto anti-evasione aggiornati al 31 agosto del 2009 parlano di oltre 150 mila euro di maggior imponibile sulle imposte di registro, oltre 600 mila euro di maggior imponibile sulle imposte sui redditi, ovverosia Ires e Irpef, ed altri 225 mila euro di maggiori imposte accertate.

Complessivamente, le segnalazioni, riguardanti casi ed elementi concreti di potenziali situazioni di elusione ed evasione fiscale, sono state finora da parte dei Comuni dell’Emilia Romagna ben 838, di cui 225 inviate al Fisco nel mese di agosto, e 613 a settembre; su quelle di agosto, tra l’altro, la Direzione Regione dell’Agenzia delle Entrate ha altresì reso noto che sono già partiti alcuni avvisi di accertamento.

Nell’ambito dell’attività anti-evasione congiunta tra i Comuni ed il Fisco, il settore dove al momento vengono rilevate le maggiori imposte non dichiarate è quello degli affitti in nero, ma anche quello dei fabbricati non dichiarati; i funzionari delle Entrate, su segnalazione delle Amministrazioni locali, hanno altresì rilevato casi di imprese operanti nella ristorazione che esercitavano l’attività sfruttando la “copertura” di circoli privati. Ci sono inoltre segnalazioni sulle quali è stata avviata un’istruttoria, avvalendosi anche delle indagini finanziarie, in scia al fatto che sono state rilevate residenze all’estero “sospette” in quanto fittizie, e casi di capacità contributiva sensibilmente superiore al reddito effettivamente dichiarato al Fisco.

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