Quando si pensa che la fantasia fiscale sia terminata, ecco spuntare una nuova misura che fa discutere. Una delle imposte più controverse è stata introdotta a Fano, comune marchigiano in provincia di Pesaro-Urbino: si tratta della cosiddetta tassa del tubo, un tributo che viene fatto pagare attraverso le bollette. Di cosa si tratta esattamente? Il comune ha deciso di prevederla all’interno del bilancio di quest’anno e ha a che fare con i sotto-servizi come le condotte del gas e le fognature: i tubi sono quelli sfruttati in tal caso, ragione per cui si è deciso di ribattezzarla in questo modo (vedi anche In Maryland viene introdotta la tassa sulla pioggia).
L’utilizzo del sottosuolo pubblico non è l’unico aspetto controverso, dato che il tributo ha anche un effetto retroattivo, vale a dire dallo scorso mese di gennaio. Le reazioni non potevano che essere negative: tra le critiche più accese ci sono quelle della Confesercenti, secondo cui applicare una tassazione simile a cavi, tubi, ma anche a pali che vengono sfruttati per sostenere le insegne pubblicitarie è ingiusto e inutile. Inoltre, l’associazione aveva perfino richiesto che non si introducesse la tassa di soggiorno, puntando magari sull’autotassazione degli operatori turistici, una entrata sicura e non controversa per il comune fanese.
Il rischio peggiore è che tale pressione incida negativamente sulle casse dei piccoli imprenditori, sui negozi, sui bar, sui ristoranti e quant’altro, quando la categoria è già piuttosto tartassata. L’esempio della Confesercenti è presto detto: una singola pubblicitaria può essere tassata anche tre volte, ovvero per la pubblicità stessa, per aver occupato un suolo pubblico e ora perfino per il palo che regge l’insegna. Evidentemente il sostegno del territorio viene ostacolato con decisioni del genere, mentre invece c’è bisogno di dare spazio all’occupazione in tutti i settori. I prossimi giorni saranno altrettanto roventi e c’è da scommettere che si farà di tutto per evitare una esistenza prolungata della tassa del tubo.