Il federalismo fiscale, nel momento in cui entrerà non solo in vigore, ma anche a regime, andrà ad innescare una vera e propria rivoluzione amministrativa visto che buona parte della tasse che pagano i cittadini rimarrà sul territorio. Questo alla lunga dovrebbe permettere una migliore gestione della cosa pubblica ma anche la presenza di amministratori più responsabili visto che non sarà più lo Stato centrale a garantire le risorse e, spesso, così come avvenuto in passato, a coprire il profondo rosso delle casse regionali, comunali e provinciali. Ma in prima battuta quali aree del nostro Paese trarranno vantaggi immediati e tangibili dal federalismo fiscale? Ebbene, stando ad un Rapporto a cura dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre sarà il Centro Nord, con il federalismo fiscale, ad avere più soldi, mentre il Sud Italia ne avrà meno; a questo risultato l’Associazione degli artigiani mestrina è giunta andando a calcolare proprio le imposte che resteranno con il federalismo fiscale ai Comuni, ed i fondi che non arriveranno più per effetto dei tagli ai trasferimenti statali.
In termini di vantaggio fiscale pro-capite la Regione più avvantaggiata dal federalismo è l’Emilia-Romagna con a ruota il Veneto e buona parte delle Regioni del Centro Nord. Sul versante opposto, come sopra accennato, ci sono invece le Regioni del Sud; la CGIA di Mestre ha calcolato che in termini di svantaggio fiscale pro-capite a farne di più le spese è la Regione Basilicata, con a ruota la Campania, la Calabria e le altre Regioni del Mezzogiorno.
Secondo quanto dichiarato da Giuseppe Bortolussi, segretario della CGIA di Mestre, quello rilevato dall’Associazione degli artigiani mestrina è un risultato che è molto parziale. Questo perché le disparità territoriali rilevate dovranno poi essere eliminate attraverso delle misure di compensazione che, nello specifico, dovranno rientrare all’interno di quello che è definito come il Fondo sperimentale di riequilibrio da istituire.