Pressione fiscale record, burocrazia, regole, fanno scappare a gambe levate gli investitori. D’altro canto le aziende italiane sono spinte a spostare all’estero gli impianti alla ricerca di opportunità migliori. Sono i pensieri di Confindustria che lancerà dal Forum di Parma l’analisi della situazione italiana dell’Istituto Bruno Leoni.
C’è un urgente bisogno di interventi efficaci ed anche impopolari, é una pessima performance complessiva – sottolinea la ricerca -, un problema strutturale peculiare. Le nostre imprese, in una scala da zero a cento, godono di una libertà pari a 35, ben sotto la media europea (57) e a distanza siderale dal Paese più libero, l’Irlanda (74).
La colpa quindi sarebbe di una Pubblica amministrazione troppo complicata e di un fisco elevato che drena risorse. Dal 2000 al 2009 l’Italia é cresciuta sistematicamente un punto in meno rispetto alla media della Ue a 27: noi +0,6, gli altri +1,6. Con il risultato che, fatto 100 il Pil italiano all’inizio del 2000, l’Italia ha chiuso il 2009 con un Pil a 106, lo stesso livello del 2003, l’Europa a 117 (come nel 2006) e che in nessun anno l’Italia ha fatto meglio dell’Europa.
Lo studio su questi temi, realizzato dall’Istituto Bruno Leoni per il centro Studi di Confindustria fa parte di una più ampia ricerca che sarà presentata al forum di Parma ”Libertà e benessere: l’Italia al futuro” al quale è prevista la partecipazione di oltre 5mila imprenditori provenienti da tutta Italia.
Di fronte a questi dati – secondo la Confindustria – è del tutto chiaro che una revisione radicale del sistema tributario è una necessità ineludibile se si intende davvero aiutare l’economia a riprendersi: quindi, c’è urgente bisogno di interventi efficaci e anche impopolari, sapendo cogliere i segnali che gli attori di mercato da tempo stanno inviando.
Per Confindustria sono necessari interventi efficaci e anche impopolari da attuare al più presto possibile, per cogliere i segnali di un mercato che stenta a crescere adeguatamente.