Sette segnalazioni su dieci dei Comuni italiani “caccia-evasori” riguardano fenomeni potenzialmente evasivi legati al territorio e all’urbanistica. A farlo presente è stato Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, sottolineando altresì come, dopo una prima fase di rodaggio, siano arrivate ad oltre quota tremila le segnalazioni degli Enti locali nell’ambito dell’alleanza antievasione che “apre” al federalismo fiscale. Il Protocollo d’intesa antievasione, siglato nei mesi scorsi dall’Ifel, dall’Agenzia delle Entrate e dall’ANCI, Associazione Nazionale Comuni Italiani, prevede che i Comuni inviino al Fisco delle segnalazioni di sospetta evasione; il personale degli Enti locali, inoltre, può far leva sulla formazione a cura degli “007” delle Entrate. Attualmente, in accordo con quanto reso noto dal Direttore Befera nel corso di una conferenza stampa, le segnalazioni ricevute dai Comuni ammontano a 3.216.
Di queste, 2.812 segnalazioni sono in lavorazione, mentre le restanti 404 hanno già comportato l’emissione di avvisi di accertamento per importi pari a 3,6 milioni di euro per effetto della maggiore imposta accertata e “scovata” grazie proprio alle segnalazioni dei Comuni che, lo ricordiamo, incassano circa un terzo delle maggiori imposte, interessi e sanzioni che saranno effettivamente recuperati dal Fisco.
E’ lecito quindi attendersi che dopo la fase di rodaggio, ed in scia al fatto che nel frattempo sono aumentati i Comuni “caccia-evasori”, il contrasto all’evasione fiscale si rafforzerà e porterà ad azioni capillari in grado di generare sensibili volumi di maggiori imposte accertate. D’altronde, come accennato, ed in accordo con quanto rende noto l’Amministrazione finanziaria, il personale dei Comuni può far leva su percorsi formativi messi a punto dall’Agenzia delle Entrate e che interesseranno tutto il territorio nazionale fino al prossimo mese di giugno. I piani di azione nell’ambito del Protocollo d’intesa antievasione sono invece messi a punto da un team che è composto da otto esperti, altamente qualificati, dei quali per metà provengono dall’Agenzia delle Entrate, e per l’altra metà dall’Ifel e Anci.