L’economia irlandese è in crisi, anzi no, i dati ancora non lo dimostrano: le difficoltà che gli analisti incontrano attualmente nel valutare la situazione della nazione nordeuropea sono dettate soprattutto dal fatto che la crisi è effettivamente cominciata, ma ancora non si riesce a percepirla in maniera effettiva. È il fronte contabile, in particolare, quello che risente maggiormente di tale situazione, con i bilanci delle principali aziende che ormai si stanno quasi abituando a un intenso colore rosso. Tra l’altro, nemmeno gli investimenti esteri e il comparto immobiliare possono dare una mano in questo senso. Ciò che ha stupito di più, però, è stato il mancato varo di una manovra fiscale da parte del governo di Dublino: il livello di tasse e imposte è rimasto agli stessi livelli da troppo tempo a questa parte e non si può negare che questo sia un fattore condizionante in negativo.
Comunque, è possibile delineare un ideale identikit del tipico evasore irlandese. Soltanto tre anni fa, poco prima che la crisi economica globale scoppiasse in tutta la sua violenza, le entrate tributarie del paese ammontavano a circa 47 miliardi di euro, un buon andamento dunque. Nel 2008, però, questo ammontare è sensibilmente calato a 41 miliardi, fino a giungere a 33 miliardi lo scorso anno, uno dei livelli più bassi di sempre. Dove sono finiti questi 14 miliardi di euro?
L’Imposta sul Valore Aggiunto è senza dubbio una delle principali responsabili di tale perdita, visto che ha contribuito con un declino di ben venti punti percentuali e lo stesso discorso vale anche per l’imposta sui profitti (-23%). Ciò nonostante, saranno molto utili i profili tributari degli evasori che sono presenti in internet: in questo caso, si vanno a distinguere quei contribuenti che hanno aderito a un accordo preventivo con l’amministrazione finanziaria senza alcun contenzioso e coloro che invece sono chiamati a saldare quanto dovuto al Fisco.