A seguito del voto delle regionali il governo dovrà stringere sulla seconda (e ultima) sessione di decreti di attuazione della riforma per quanto concerne il Fisco.
Il termine, dopo la proroga all’originario periodo di dodici mesi, è stato fissato al 27 giugno. Successivamente ci saranno altri tre mesi per l’esame dei testi nelle commissioni parlamentari.
Rispetto all’impostazione originaria, il riassetto del fisco italiano potrebbe perdere per strada alcuni pezzi, che sarebbero rinviati alla legge di Stabilità oppure destinati a provvedimenti ad hoc. Ad aprile erano stati approvati dal governo i decreti su fatturazione elettronica tra privati, ruling internazionale e abuso di diritto (con le nuove norme sul raddoppio dei termini per l’accertamento in caso di indagini penali) che adesso sono in Parlamento.
Gli argomenti ancora da affrontare sono per certi versi più delicati sotto il profilo politico. Il primo è quello delle sanzioni penali, già introdotto nel testo a cui il Consiglio dei ministri aveva dato il via libera lo scorso 24 dicembre, e che poi era stato ritirato per le polemiche sulla soglia di punibilità fissata al 3 per cento del reddito di impresa e sulla possibile applicazione di questo paracadute a Silvio Berlusconi.
Quella regola è stata rivista, anche se l’assetto definitivo dovrà essere deciso nei prossimi giorni. Il limite percentuale potrebbe restare, ma accompagnato da un tetto in valore assoluto. In ogni caso dalla salvaguardia saranno esclusi i casi di frode (quelli contemplati dagli articoli 2,3 e 8 del decreto legislativo 74/2000).
Il provvedimento conserverà in generale la tendenza a depenalizzare le situazioni meno gravi: va in questa direzione ad esempio l’innalzamento da 50 mila a 150 mila euro della sanzione per l’omesso versamento Iva. Lo stesso testo si dovrebbe occupare oltre che delle sanzioni penali anche di quelle amministrative, ma anche su questo aspetto deve ancora essere fatta la scelta definitiva.