Nella delega fiscale in via di approvazione, nella sezione che concerne la riforma delle sanzioni amministrative tributarie, è stato inserito un cavillo che contempla, per i titolari di partita Iva, multe dal 10 al 50% sui prelievi al bancomat “ingiustificati”.
Un po’ complicato da verificare ma potenzialmente molto efficiente. Si tratta di una piccola norma che nelle intenzioni servirebbe a stanare il nero.
Gli esperti sostengono:
Per aggirare la sentenza non si parla più di presunzione legale sui prelievi, ma si tirano in ballo le sanzioni in caso di mancanza di giustificativo del beneficiario del prelievo stesso. In sostanza, in occasione di accertamenti bancari chi non indica (o indica in modo inesatto) il beneficiario dei prelievi si può beccare una sanzione che va dal 10 al 50 per cento dell’importo del prelievo.
Se la norma passasse, per sfuggire alle multe bisognerebbe appuntarsi dopo ogni prelievo al bancomat il registro delle spese di quei contanti. Per qualcuno, quella in via di approvazione è una sorta di “follia burocratica” nonché l’ennesima complicazione tributaria. In realtà, la storia presenta altri aspetti ostili da valutare. Oltre agli ‘appunti’ sarebbe necessaria una prova. Ovviamente con data certa e rilievo fiscale, immaginiamo.
Si sa, gli scontrini non indicano il codice fiscale di chi li riceve. Insomma, non sono parlanti e, dunque, servono a nulla al riguardo. Il fisco è in procinto di dar vita a una norma ritenuta dall’opinione pubblica “diabolica” e al momento non fornisce il modo per rispettarla. Nessuna norma primaria o secondaria infatti impone in che maniera possa essere fornita l’indicazione dei beneficiari.