Appare sempre più complicato fare impresa in Italia. Durante lo scorso anno lo spread fiscale tra l’Italia ed Europa era di 360 punti base: se la pressione fiscale italiana era al 43,6%, la media Ue si è fermata al 40,0% con 3,6 percentuali di differenza.
Fino al 2005 la pressione fiscale in Italia appariva in linea o inferiore alla media dell’Europa, mentre a partire dal 2006 il peso delle tasse rispetto al pil è progressivamente salito portandosi sempre oltre il livello medio registrato in sia nell’Unione europea sia nell’area euro. Nel 2005 la pressione fiscale italiana si è attestata al 39,1% mentre la media dei 28 paesi Ue registrava una media del 38,9% e nell’area euro del 39,5%. Dall’anno successivo, il peso delle tasse in Italia è cresciuto superando le medie europee: 40,2% contro 39,2% e 39,8%. Questi i dati di un’analisi del centro studi di Unimpresa, secondo cui nel 2014 la pressione fiscale in Italia era al 43,6%, mentre la media Ue si fermava al 40,0% e la media area euro al 41,5% con una distanza rispettivamente di 360 punti base e 210 punti base.
Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia e di Eurostat, è in particolare a partire dal 2007 che il peso delle tasse rispetto al prodotto interno lordo è costantemente cresciuto in Italia registrando valori sistematicamente superiori a quelli medi dell’Unione europea e alla media dei paesi che adottano la moneta unica del Vecchio continente. Nel 2007 la pressione fiscale italiana era al 41,5% del pil, la media Ue era al 39,3%, la media area euro al 39,9%. Nel 2008 il peso delle tasse in Italia era al 41,3% (Ue 39,1%, area euro 39,5%), nel 2009 il peso in Italia al 41,8% (Ue 38,5%, area euro 39,3%), nel 2010 in Italia al 41,6% (Ue 38,4%, area euro 39,2%), nel 2011 in Italia al 41,6% (Ue 38,9%, area euro 39,7%), nel 2012 in Italia al 43,6% (Ue 39,5%, area euro 40,7%), nel 2013 in Italia al 43,5% (Ue 39,9%, area euro 41,2%), nel 2014 in Italia al 43,6% (Ue 40,0%, area euro 41,5%).