Il Portogallo e la Spagna cambiano politica fiscale. Da tempo i due Paesi hanno avviato un programma per accelerare il rilancio del Prodotto interno e recuperare almeno parte di quanto eroso nei precedenti cinque anni. Il programma prevede un alleggerimento della pressione fiscale.
Entrambi gli Stati, dovrebbero confermare nell’anno in corso una crescita prossima al 2%, dato dovuto al turismo, vicino ormai agli anni migliori, all’export e, per la Spagna, al recupero di competitività della propria industria manifatturiera. L’Italia viceversa, pur disponendo di un’industria ben più forte e competitiva, e di una potenziale attrattività turistica di gran lunga superiore alla loro, avrà un Pil in crescita di molto meno della metà del loro per quest’anno e poco oltre nel 2016. Differenze sostanziali di crescita che pesano molto sulla fiducia nel futuro. Il governatore Visco ha ribadito che il processo di ripresa sarà lungo, debole e caratterizzato da rallentamenti, richiamando tutti all’obbligo di procedere rapidamente nelle riforme.
Sostengono gli esperti, parlando del rapporto tra l’Italia e le due nazioni in questione:
La differenza di crescita tra noi e gli spagnoli e i portoghesi sta in fattori endogeni al nostro Paese: la continua delocalizzazione delle grandi imprese, che ha innescato un forte calo dell’occupazione, agendo da deterrente per i consumi interni; calo che ha prodotto ulteriore erosione degli occupati nel commercio e servizi, e favorito la propensione al risparmio, anziché alla spesa. Spagna e Portogallo pur avendo le nostre stesse debolezze nei fondamentali-Paese, hanno saputo spingere sull’acceleratore del turismo e su quello di una spesa pubblica, pro-modernizzazione, che ha consentito di limare la disoccupazione, che comunque resta, insieme al deficit pubblico, ben più elevata della nostra.