Una proposta ‘particolare’, almeno a prima vista. Adesso chi ha debiti col fisco comunale può andare in pari svolgendo lavori socialmente utili.
Prende corpo l’idea del baratto amministrativo, cioè la pratica per cui, se sono in difficoltà, pago il mio debito di arretrati e tasse comunali pulendo le strade della mia città o imbiancando le aule scolastiche. La proposta è stata accompagnata da una petizione a Grosseto.
Ora l’Amministrazione comunale ha trenta giorni di tempo per rispondere se ha intenzione o meno di barattare i crediti che vanta nei confronti dei cittadini con servizi resi dai debitori alla comunità. Nel caso decida per il nulla osta al baratto, dovrà anche fissare criteri e condizioni: l’identikit del cittadino che può ricorrere al baratto, i debiti e le attività che si possono “scambiare”.
Il baratto amministrativo non è un’invenzione solidaristica. È norma. Discende dall’articolo 118 (comma 4) della Costituzione ma soprattutto dal decreto Sblocca Italia del 2014 che, al capitolo dedicato a sollecitare i cittadini a tutelare e valorizzare il territorio in cui vivono, stabilisce che: il Comune può individuare una serie di “lavoretti” che il cittadino può fare per avere in cambio riduzioni o addirittura azzeramento di tributi comunali.
Cosa si può barattare? Ad esempio, pulizia delle strade del proprio quartiere; potatura del verde pubblico, parchi e giardini; vigilanza del territorio; imbiancatura delle aule scolastiche; manutenzione di edifici pubblici; recupero e riuso sia di aree che di immobili inutilizzati e di proprietà del Comune per finalità di pubblico interesse. Si saldano: tributi comunali già scaduti – Tari, Tasi, vecchia Ici … – ma anche canoni non pagati di case popolari. Un esempio: per mesi non ho pagato il canone dell’appartamento popolare in cui vivo e ho accumulato un debito di 1.200 euro? Posso pulire alcune strade cittadine quattro ore al giorno a 7,50 euro l’ora per due mesi e mi sarò messo in regola.