Dal mese di luglio del 2005 al luglio di quest’anno, ovverosia nell’arco di cinque anni, la fedeltà fiscale dei cittadini/contribuenti italiani è crollata di ben 11 punti percentuali, passando dal 28,94% al 17,83%. A rilevarlo è stata Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani nel far presente come tale dato, in quanto indice della cosiddetta Tax Compliance, misuri la qualità del rapporto tra i Fisco ed i contribuenti. Più di norma tale indice sale, più sulla carta dovrebbero diminuire sia le evasioni fiscali, sia il contenzioso tributario; ma chiaramente la tendenza in forte calo legittima l’aspettativa che le cose stiano andando in senso diametralmente opposto. Ma cosa incide sulla fedeltà fiscale degli italiani? Ebbene, al riguardo Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani ha posto l’accento sul fatto che a concorrere sul peggioramento dell’indice della Tax Compliance è la burocrazia che ai soli contribuenti in possesso di partita Iva viene a costare complessivamente nel nostro Paese la bellezza di 19,2 miliardi di euro all’anno.
Trattasi, nello specifico, di una vera e propria tassa occulta che ogni anno, in accordo con le stime a cura di KRLS Network of Business Ethics per conto proprio di Contribuenti.it – Associazione Contribuenti Italiani, pagano le piccole e medie imprese, i liberi professionisti, gli artigiani ed i commercianti.
Questa montagna di denaro spesa ogni anno dai contribuenti per il fisco riguarda, tra l’altro, il disbrigo delle pratiche, le spese per predisporre e presentare gli studi di settore, per la tenuta della contabilità da parte di un professionista, ovverosia un dottore commercialista, un revisore contabile o un consulente del lavoro, ma anche per la gestione di cartelle pazze, avvisi bonari, istanze in autotutela e tutti gli altri adempimenti di natura fiscale e contabile che tra, l’altro, variano in continuazione in virtù di una normativa fiscale che di anno in anno presenta non solo delle novità, ma spesso anche delle complessità.