Il continente africano si è arricchito di una nuova nazione: si tratta della Repubblica del Sudan del Sud, nome provvisorio che potrebbe essere mutato in Imatong o Kusch, con capitale a Juba. È una vera e propria costola del Sudan, una costola fortemente voluta dal popolo, visto che il 98,8% dei votanti ha deciso di costituire uno stato nuovo di zecca. Le novità andranno a riguardare soprattutto il versante del fisco, visto che il Sudan meridionale si appresta ad adottare a breve la cosiddetta flat tax, con tutti i benefici che tale sistema tributario comporta. La scelta del nuovo governo è andata in questa direzione per diversi motivi. Risale anzitutto a quattro anni fa il Personal Income Tax Act, un provvedimento che è volto a definire quelle che sono le modalità di tassazione dei redditi dei contribuenti, ma anche le varie questioni che potrebbero sorgere in tal senso.
Le esenzioni ammontano a trecento sterline sudanesi per ogni mese e non esistono aliquote, mentre nel caso di superamento di tale limite si applica un’aliquota del 10%. È quindi dal 2007 che nel paese esiste questa flat tax sul reddito delle persone fisiche: la Repubblica in questione fa parte integrante della lista di stati che adottano un sistema non progressivo di imposizione fiscale, ma non sono ancora note le possibili deduzioni e detrazioni.
Come funziona la “tassa piatta” nel Sudan meridionale? L’imponibilità va a riguardare direttamente due oggetti, il reddito nazionale e quello di fonte estera; il novero dei redditi imponibili è piuttosto vasto e comprende, tra gli altri, i salari, le attività di impresa, gli affitti, gli interessi, i redditi da capitale e i dividendi. Le esenzioni fiscali, invece, prevedono dei trattamenti di favori per gli stipendi dei diplomatici, per i salari che vengono perseguiti mediante l’operato delle Ong e i risarcimenti per le calamità naturali, anche se le difficoltà amministrative non sono di poco conto.