La chiusura del summit del G20 di Londra dei giorni scorsi ha dimostrato come le parti che vi hanno partecipato siano concordi con quanto auspicato dall’Ocse in tema di lotta all’evasione fiscale: la consapevolezza che è stata messa in luce riguarda il fatto che un valido sistema contro l’evasione e l’elusione fiscale a questi livelli non può essere posto in essere da un unico Stato, ma è necessario un contributo che possa godere di una volontà di armonizzare, anche attraverso una minore rigidità del sistema bancario. Fondamentali sono state, in questo senso, le revisioni delle liste che individuano i cosiddetti paesi “collaboratori” (anche detta white list), le liste di quei paesi che si sono impegnati ad accettare gli standard internazionali sullo scambio di informazioni (grey list) e le liste dei paesi non collaborativi (black list). L’impegno richiesto dall’Ocse è quello di cancellare in maniera progressiva la black list con misure di depenalizzazione in favore del rientro di capitali.
Vi sono infatti paesi che, pur non essendo considerati “paradisi fiscali”, stipulano comunque delle convenzioni per eliminare le doppie imposizioni per finanziare o favorire lo sviluppo di altri, oppure che decidono di introdurre norme volte ad agevolare la tassazione: possiamo annoverare tra questi paesi l’Irlanda, l’Olanda e gli Stati Uniti. L’Olanda, ad esempio, possiede nella propria legislazione uno strumento societario, l’International finance company, il quale può avere partecipazioni in altre società estere ottenendo una detassazione del proprio reddito (si tratta di un’esenzione dell’80% del reddito).
Rimane comunque l’impegno dell’Ocse, non solo attuale, ma anche nel corso degli anni: a partire dal 1998, anno in cui l’organizzazione aveva inviato 19 raccomandazioni agli stati membri, al fine di intensificare la cooperazione internazionale in materia fiscale fino all’”Agreement on Exchange of information on tax matters”, entrato in vigore nel 2004 per realizzare la massima trasparenza sulle informazioni fiscali grazie all’ottenimento di dati in possesso di banche e società fiduciarie.