Nathan Deal, governatore della Georgia, ha deciso di affidarsi a un ordine esecutivo per bloccare l’aumento (+1,6%) che era stato deciso per la tassa sul gasolio: secondo le ultime indiscrezioni, questo tributo avrebbe dovuto partire dal prossimo 1° luglio, ma ora non vi sarà più bisogno di date. Dato che il prezzo del gas fluttua in maniera più che frequente e che è molto diverso da distributore a distributore, lo stato federale americano stabilisce delle tariffe pari al 4% delle vendite almeno due volte l’anno, solitamente a gennaio e luglio. Se, però, questo stesso prezzo medio subisce delle modifiche di venticinque punti percentuali o anche superiori, allora si provvede a un nuovo calcolo ad interim.
Quest’ultimo è stato già posto in essere lo scorso 1° maggio, quando la tassa in questione è passata da 0,101 a 0,129 dollari, una somma che ha preso come base il prezzo di 3,23 dollari a gallone del gasolio; a questo punto, a luglio si sarebbe dovuto verificare un ulteriore incremento, fino a 0,145 dollari, sempre prendendo spunto dal nuovo prezzo del carburante. Lo stesso Deal, però, ha voluto adottare il buon senso, ricordando nel suo ultimo comunicato che le tariffe di maggio sono le più adeguate per il momento storico attuale. L’ordine esecutivo, inoltre, dovrebbe garantire alle famiglie e alle imprese della Georgia un risparmio di ben quaranta milioni di dollari nei mesi a venire.
Lo stesso problema di questo stato lo vive anche il Kentucky (non è un caso la vicinanza geografica), dove i nuovi prezzi dei carburanti hanno condotto a un rialzo dell’accisa fino a 1,9 centesimi. Ora la parola spetta al Dipartimento dei Trasporti, ma c’è già chi si lamenta per i probabili mancati introiti da parte dello stato: un meeting tra le parti potrebbe essere la soluzione, in modo da capire quali sono le prospettive più reali per il gasolio.