Alla fine la Camera americana approva le misure necessarie ad evitare il baratro economico e scongiura il pericolo del fiscal cliff. Quelle della scorsa notte sono state comunque ore molto concitate per il popolo americano visto che sino all’ultimo c’è stato il pericolo che l’accordo non fosse raggiunto e che prevalesse la linea dura dei repubblicani. Infatti questi ultimi sono stati fermi sulle loro posizioni sino all’ultimo istante, e solo un accordo in extremis ha potuto dare il via libera al provvedimento.
Il presidente Obama si è detto particolarmente soddisfatto dell’accordo ed è fiducioso che si troverà una soluzione anche per i problema relativo al taglio della spesa, visto che ci sono due mesi per trovare una soluzione. In particolare l’accordo dimostra che i politici americani hanno seguito un percorso comune per il bene della nazione, mettendo da parte gli interessi politici.
Tuttavia occorre registrare che oltre alla netta contrapposizione tra democratici e repubblicani in merito alla ricetta da seguire per evitare possibili default, vi è anche una spaccatura all’interno del partito repubblicano. Infatti proprio a causa delle divisioni interne all’interno del partito repubblicano l’accordo sul fiscal cliff ha rischiato seriamente di saltare.
Da una parte vi erano infatti i deputati guidati dal presidente della Camera Boehner favorevoli a trovare una mediazione con i democratici ed a proseguire il comune percorso, dall’altra invece l’ala più intransigente del deputato Cantor che sino all’ultimo ha tenuto in scacco l’intera camera Usa facendo presagire il mancato accordo.
Le misure introdotte prevedono adesso un aumento al 39,6 % della tassazione per i contribuenti che denunciano oltre 400 mila dollari annui e per le coppie che dichiarano oltre 450 mila dollari annui. Previste inoltre modifiche alle deduzioni fiscali in modo tale da rendere più gravosa la tassazione per i ceti medio alti e più favorevole per i contribuenti americani che si trovano nella fascia bassa dei redditi. Prolungati inoltre i sussidi di disoccupazione per circa 3 milioni di americani.
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