La Grecia sta vivendo un momento di difficoltà economica davvero grave, ormai lo sanno anche i sassi. Un progetto che potrebbe fornire un sostegno adeguato, vale a dire quello fiscale, stenta ancora a decollare: per quale motivo? Gli accordi che devono essere raggiunti in tal senso non sono ancora pienamente completi e questo stand-by rischia di aggravare ulteriormente la situazione. Le misure di austerità richieste a gran voce dal governo Papandreou sono soprattutto di carattere tributario: in effetti, la riforma di questa materia potrebbe essere rivoluzionaria, ma le quasi novecento pagine del documento sono incomplete. Il piano presenta degli elementi di sicuro interesse.
Anzitutto, l’ammontare complessivo della manovra si aggira attorno ai ventotto miliardi di euro: si tratta di una cifra ambiziosa, tenuto conto del prodotto interno lordo ellenico, ma bisogna dimostrare all’Unione Europea che vi sono le risorse finanziarie per dar vita a un provvedimento snello, serio e soprattutto efficace. Il termine è ormai imminente, visto che si parla del prossimo 3 luglio. Su cosa si può scommettere dunque? Le novità sono molte e variegate, in grado di venire incontro alle esigenze economiche di qualsiasi categoria: in particolare, bisogna sottolineare come le privatizzazioni diventeranno una realtà molto frequente, con una vendita massiccia di patrimoni pubblici (circa sette miliardi di euro), un tesoretto da investire in modo oculato.
Inoltre, dovrebbero subire un fondamentale rialzo le aliquote dei contribuenti più ricchi, con una serie di settori, di beni, prodotti e servizi che diventeranno l’appiglio principale per generare un gettito fiscale piuttosto ampio. Il lusso verrà torchiato dunque dal fisco greco e si verificheranno degli aumenti anche particolari, come ad esempio quello dell’imposta di consumo per quel che concerne le bevande o i drink analcolici. Infine, saranno fissati degli specifici livelli di reddito, in modo che quelli più alti siano tassati con un’aliquota compresa tra l’1 e il 4%.