Ici e Napoli, “il matrimonio non s’ha da fare”, si potrebbe dire, citando una celebre frase manzoniana: ma non ci stiamo riferendo alla splendida città campana, bensì a Naples, la contea più ricca di tutta la Florida, la quale deve questo nome al suo paesaggio per certi versi simile a quello partenopeo. In effetti, il comune statunitense deve fare i conti con gli attuali problemi del comparto immobiliare e i suoi relativi e alti costi. La crisi è divenuta una realtà da due anni a questa parte, ma una ricetta risolutrice, seppur impopolare, sembra essere stata trovata; in effetti, si è pensato di aumentare l’imposta sulla proprietà (si tratta dell’Ici a stelle e strisce) di almeno dieci punti percentuali rispetto al livello che era stato raggiunto poco prima del momento negativo.
Volendo essere più precisi, si deve aggiungere che per ogni somma pari a mille dollari relativi a un determinato immobile di cui il contribuente è in possesso si dovranno versare 1,29 dollari, in modo da dare nuovo vigore a questo gettito tributario. L’attuale tasso non consente più di nutrire speranze e ottimismo per il futuro: in effetti, il pagamento attuale è pari a 1,18 dollari e in tale maniera è già stato stimato un passivo più che certo per quel che concerne il bilancio della Contea.
Tra l’altro, Naples può vantare un reddito pro capite non indifferente, vale a dire ben 57.000 dollari. La Napoli americana è dunque una delle aree residenziali più gettonate e facoltose e questa crisi ha preso un po’ alla sprovvista. Il mattone viene visto come il vero e proprio “salvatore della patria”: il welfare e i servizi locali verranno maggiormente sviluppati e migliorati, mentre l’aumento della leva fiscale non porterà a degli esborsi ingenti rispetto al passato, visto che i dieci punti percentuali in più dell’imposta vanno a essere “compensati” da un vistoso declino da parte del valore di mercato degli immobili.