Un nome un po’ bizzarro, che racchiude una prassi interessante quanto insolita. Tutta da scoprire.
La novità è che tra gli strumenti a disposizione del Fisco vi è anche il “Vinometro”. Tuttavia, secondo quanto riferito dai giudici tributari, si tratta di uno strumento spuntato. Uno strumento che non sarebbe attendibile, proprio, verrebbe da dire, come non è sicuro un guidatore che con il vino abbia ecceduto.
Il caso
A sostenerlo è la sentenza della Commissione Tributaria provinciale di Imperia. I giudici erano stati chiamati a decidere sul ricorso di un ristoratore a cui l’Agenzia delle Entrate contestava in buona sostanza di aver nascosto una parte dei ricavi per una cifra superiore ai 50 mila euro.
I funzionari dell’Agenzia, per dimostrare l’evasione, hanno fatto ricorso al procedimento induttivo, quindi ad alcuni elementi come il numero delle tazzine di caffè e soprattutto alle bottiglie di vino vendute negli anni precedenti. Ma i tempi cambiano e i consumi pure, secondo i giudici. Spiega infatti la Commissione al capitolo “Utilizzo Vinometro” che:
Il consumo di vino risulta essere troppo impreciso per ricostruire i ricavi di un pubblico esercizio perché molte persone non lo bevono ed altre persone lo consumano in modo diverso in funzione del tipo di pasto consumato o dei cibi cui si accompagna. Nel caso di specie la contribuente aveva subito una verifica fiscale con la ricostruzione induttiva dei ricavi dell’attività di somministrazione di bevande ed alimenti esclusivamente sulla base dei consumi del vino ed a conferma dei risultati precedentemente ottenuti con il consumo delle tazze di caffè.