Il tribunale civile di Napoli – sezione di Pozzuoli – potrebbe aver inflitto un duro colpo al nuovo strumento anti evasione, il nuovo redditometro, che dovrebbe debuttare a breve. Il giudice Antonio Lepre ha infatti accolto un ricorso presentato dall’avvocato Buonanno in merito alle lamentele di un contribuente che desiderava la non completa intromissione nella vita privata da parte degli ispettori del fisco.
Il ricorso è stato inquadrato all’interno della tutela dei diritti fondamentali della persona previsti sia all’interno della costituzione che nella carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Il giudice ha successivamente valutato se gli indici di capacità contributiva che determinano il reddito (estrapolati dall’anagrafe tributaria e da altre dati e notizie) andassero a ledere la sfera privata del cittadino per un interesse generale, facoltà che è consentita all’amministrazione sono in casi ben stabiliti.
La conclusione, secondo il giudice, è che il decreto che istituisce il redditometro è non solo illegittimo ma totalmente nullo in quanto non rispetta proprio i diritti fondamentali della persona. Inoltre la suddivisione per area geografica, sono state individuate 5 macro regioni, non è sufficiente a distinguere tra cittadino e cittadino andando a inglobare figure di contribuenti che risultano essere molto differenti tra di loro.
Altri punti di criticità, secondo il magistrato, sono dovuti dal fatto che il reddito presunto viene stimato anche attraverso delle rilevazioni Istat, le quali si ricorda sono nate per fini estranei a quello del controllo tributario. In questo modo si va anche a ledere il diritto alla difesa del cittadino, in quanto non è possibile dimostrare che realmente la spesa effettuata è inferiore a quanto stabilito da indici Istat. Infine il diritto di contraddittorio viene ad essere completamente svuotato della sua funzione visto che privato cittadino, sempre secondo il giudice, si trova in una stato di fortissima asimmetria rispetto all’amministrazione.
La sentenza potrebbe quindi compromettere il varo del nuovo strumento anti evasione previsto dall’agenzia delle entrate. Una situazione non facile per l’amministrazione, visto che nei piani previsti il nuovo redditometro avrebbe dovuto assicurare nel 2013 circa 815 milioni di euro frutto di circa 35 mila controlli anti evasione.
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