Con il ‘via libera’ del Consiglio dei Ministri, parte la riforma catastale e la “rivoluzione” degli estimi. Mediante un algoritmo sarà calcolata la rendita, prendendo le mosse dai redditi medi di locazione.
Cosa cambia realmente?
Con l’insediarsi delle commissioni censuarie, saranno validati i criteri per basare le nuove valutazioni di calcolo delle rendite. Esse non saranno più fatte in base ai vani ma in base ai metri quadri. Un algoritmo elaborato dai tecnici dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate terrà conto di posizioni e caratteristiche delle abitazioni. Sarà dunque una formula matematica a giustificare l’intreccio tra tutti i dati.
Gli esperti del Nomisma illustrano le principali differenze rispetto al passato:
Fino ad oggi con il sistema di calcolo dei vani poteva succedere che un’abitazione, magari di 2-300 metri quadrati, venisse classificata in categorie con rendite molto inferiori. Con i metri quadri le cose possono cambiare in meglio perché si prenderà in considerazione la dimensione effettiva degli immobili. Ma sui nuovi valori di riferimento il processo sarà lungo e farraginoso. Per vedere attuata la rivoluzione sulle valutazioni catastali degli immobili serviranno ancora diversi anni, tre secondo i più ottimisti, almeno cinque per alcuni addetti ai lavori.
Accanto all’avvio dei lavori per rivedere i metodi di calcolo, su cui ci sarà un apposito decreto, dovrebbe infatti arrivare anche la riforma delle zone del catasto in modo da superare le micro aree attuali, con cui si dovrebbero ridefinire anche le categorie catastali (attualmente 45). Poi partirà il censimento dei circa 66 milioni di immobili italiani, con l’obiettivo di fare emergere le case fantasma ancora sconosciute al fisco.