Quando si acquista o si scambia un immobile con un altro si è in genere soggetti in Italia al pagamento di alcune tasse al fisco. Ma anche in caso di successione, ovvero quando si diventa proprietari di un immobile in seguita alla scomparsa di un parente, vi sono alcune imposte da pagare, e importi e aliquote di quest’ultime hanno in parte subito delle modifiche a partire dal 1 gennaio 2014.
> Riforma del catasto e tempi per effettuarla
Sui beni avuti in eredità da un caro estinto si paga dunque l’imposta di successione, e, se si tratta di beni come terreni o fabbricati si pagheranno in aggiunta anche le imposte ipocatastali, ovvero l’imposta ipotecaria, l’imposta catastale, la tassa catastale e l’imposta di bollo.
Quali tasse si pagano in caso di successione? La tassa catastale e l’imposta di bollo sono considerabili due tributi minori, che destano quindi poche preoccupazioni, ma per il pagamento delle imposte ipotecarie e catastali andranno eseguiti alcuni conteggi. Tali imposte sono in genere calcolate sul valore commerciale degli immobili, il quale deve essere almeno pari, cioè non inferiore, al valore catastale registrato, al fine di evitare eventuali controlli e incorrere in una rettifica.
Solo nel caso in cui il bene immobile ricevuto in eredità – sempre che si tratti di un bene non di lusso – possa esser considerato prima casa per uno degli eredi, allora l’imposta catastale e l’imposta ipotecaria andranno pagate in una misura fissa, ovvero 200 euro per ciascuna imposta. Tali norme sulle imposte ipocatastali non si applicano però ai terreni edificabili.