Forse non c’era bisogno di nessuna conferma, visto che il fatto era scontato, ma visto da chi proviene lo stesso non si può che riconoscerne l’autorevolezza: secondo l’Ocse, infatti, l’Italia è una delle nazioni con la maggiore pressione fiscale. Nel dettaglio, l’eccessivo stress in questione è quello che si riferisce ai salari dei dipendenti, con una percentuale molto vicina al 47% (46,9% per la precisione), un dato che è inferiore soltanto ad altri quattro paesi, vale a dire l’Ungheria, il Belgio, la Francia, la Germania e l’Austria. Al contrario, un vero e proprio paradiso per i contribuenti è il Cile, dove il cuneo si aggira attorno al 7%, mentre la media della stessa organizzazione parigina è del 34,9%. Tutto ciò vuol dire che le famiglie che possono vantare un solo reddito si trovano in estrema difficoltà, visto che l’Italia si caratterizza per l’aggressività tributaria anche in questo caso.
Questo peso, tra l’altro, può essere suddiviso in varie voci: si tratta, ad esempio, degli oneri sociali, i quali gravano soprattutto sui datori di lavoro, ma in realtà, come è stato spiegato da molti analisti, non si possono effettuare dei veri e propri confronti tra stato e stato, dato che un solo indicatore non è in grado di chiarire nel dettaglio una tendenza. In effetti, occorre più che altro verificare cosa si fa realmente in relazione ai servizi e ai vari tipi di agevolazione.
Comunque, la situazione rimane chiara: il carico delle tasse è risultato in aumento tra il 2009 e il 2010, un’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti, mentre per quel che concerne il nostro paese le percentuali sono state preoccupanti tra il 2000 e lo scorso anno. Soltanto i contribuenti single possono ritenersi fortunati, in quanto i loro doveri con il fisco si sono sostanzialmente ridimensionati: ad aggravare lo scenario ci sono i bassi salari, con poco più di trentamila euro a disposizione ogni mese.