Sembra essere al rush finale la trattativa in merito alla produttività aziendale partiti intorno alla metà di Ottobre. Dopo lo stop iniziale sembra che Confindustria, Allenza delle coop, Abi e le altre confederazioni interessate possano produrre un documento in grado di poter essere firmato dalle sigle sindacali.
Tuttavia occorre segnalare che sebbene i datori di lavoro siano compatti, non si possa dire la stessa cosa anche delle sigle sindacali. Infatti la Cisl ha già annunciato la propria firma mentre la Cgil si è riservata la facoltà di superare alcune questioni prima di fornire il proprio avvallo. Il documento originario è stato comunque parzialmente modificato, così come voluto da alcune sigle sindacali, visto che è stato disposto il superamento degli automatismi, detassazione e decontribuzione di natura strutturale, indicazione del tetto di retribuzione e tetto degli sgravi).
Al riguardo la leader del sindacato Cgil, Susanna Camusso, ha inviato una lettera ai datori di lavoro coinvolti ( Alleanza Coop, Abi, Ania, Rete imprese e confindustria) al fine di chiarire alcuni punti ( inoltre la missiva è stata indirizzata per conoscenza anche agli altri sindacati coinvolti, Cisl e Uil).
All’interno della lettera è stato da prima sollevato il problema del ruolo della Fiom al tavolo delle decisioni in merito ai contratti inerenti i metalmeccanici. Sul punto anche i sindacati sono stati abbastanza critivi visto che ci sono individui, come il leader Uil Angeletti, che ribadiscono il fatto che la Fiom non abbia accettato i patti del contratto firmato nel 2009. Pertanto occorre il riconoscimento di tale patto prima che la Fiom si sieda al tavolo.
Dalla Cisl sono invece arrivati forti segnali di apertura, vista la disponibilità alla firma del contratto qualora l’accordo sia stato modificato con l’inserimento dei contenuti decisi nella riunione tenutasi tra datori di lavoro e sindacati. Pertanto la Cisl giudica ininfluente la questione sollevata dalla Cgil in merito alla Fiom. Ricordiamo che in ballo vi è lo stanziamento di circa 2,1 miliardi di euro messo a disposizione dell’esecutivo con il ddl stabilità.