L’Internal Revenue Service (Irs) ha introdotto il suo Offshore Voluntary Disclosure Program per la prima volta nel 2009: si tratta di un programma che cerca di venire incontro a quei contribuenti che hanno dei conti in nazioni straniere e che devono essere messi al corrente della loro situazione fiscale. Mentre la sanzione prevista in casi normali ammonta a circa il 50% di quanto scoperto dalla stessa agenzia, con l’Ovdp questo stesso importo si riduce fino al 20% con tanto di deroga per quel che concerne la carcerazione. Nel solo 2009, tra l’altro, l’Irs ha annunciato di aver recuperato in questa maniera 3,4 miliardi di dollari. La conseguenza più immediata è stata l’introduzione del secondo programma di questo tipo lo scorso anno.
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In questo caso, la sanzione ammonta a circa il 25%, ma esistono anche due limitazioni più basse, vale a dire il 5% e il 12,5%, nel caso in cui i contribuenti rispettino determinate condizioni. La differenza tra le due versioni dell’Ovdp è quindi evidente, dato che la partecipazione sembra ora essere maggiore; ad esempio, tre anni fa non aderirono molti indiani d’America, mentre dal 2011 il messaggio è stato recepito in maniera più netta.
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Come ha spiegato l’agenzia statunitense, si vuole far capire che l’abbattimento delle multe e delle penalità significa che c’è un maggiore rigore in questo senso e che si stanno verificano delle circostanze ben precise. Di cosa si tratta esattamente? Nel dettaglio, un contribuente può accedere alla sanzione del 5% quando si verificano tre condizioni, ovvero, l’utilizzo minimo del conto offshore, la residenza all’estero e la mancata consapevolezza di essere in possesso della cittadinanza americana e infine il pagamento completo di tutte le tasse e le imposte nel paese straniero. Si potrebbe dunque pensare a un atteggiamento troppo morbido contro gli evasori, ma il gettito recuperato in questa maniera è soddisfacente.