Il federalismo fiscale permette di instaurare una proporzionalità diretta fra le imposte riscosse in una determinata area territoriale del paese (ad esempio le regioni e i comuni) e le imposte effettivamente utilizzate dall’area stessa attraverso per esempio, l’erogazione di servizi. Tale sistema, di cui si discute in Italia ormai da tempo non é stato ancora attuato, nel nostro Paese infatti, circa l’80% delle tasse versate annualmente dai cittadini finiscono nelle casse dello Stato. Sono i dati rilevati dal “Centro Studi Sintesi” di Venezia per verificare il grado di decentramento fiscale nei principali Paesi europei. Lo studio ha focalizzato l’obiettivo su due Paesi federali (Germania e Spagna) e due non federali (Francia e Italia). In Italia è emerso che il 79,1% delle entrate tributarie si riferisce alle amministrazioni centrali, mentre il rimanente 20,9% è costituito dai tributi che sono propri di Regioni ed enti locali: Irap, Ici, addizionale Irpef, tassa automobilistica, tassa asporto rifiuti.
Con l’attuale sistema tributario – commenta il governatore veneto Luca Zaia – è assolutamente impossibile dare ai territori prospettiva di valorizzazione, con investimenti adeguati ai loro bisogni, ed evitare sperequazioni e sprechi determinati dall’eccessiva centralizzazione delle risorse e dal criterio dei costi storici con il quale questi fondi vengono redistribuiti. L’unica risposta possibile si chiama federalismo fiscale, un obiettivo tanto vicino quanto irrinunciabile ed improcrastinabile, come ha ribadito anche in questi giorni il ministro Bossi.
E a chi pensa che con il federalismo fiscale siano svantaggiate quelle aree che hanno difficoltà di crescita, un Pil in Italia che stenta ad aumentare e quindi non sufficienti entrate tributarie, il governatore risponde:
Un obiettivo lungi dal penalizzare i territori in difficoltà grazie alla presenza di un fondo perequativo, che garantisce a tutti sicure possibilità di crescita. Il Veneto ed i veneti chiedono a gran voce e meritano di poter giocare da protagonisti questa partita. Se il 79,1% delle entrate tributarie va allo Stato centrale e ci si basa sulla spesa storica per determinare quanto viene redistribuito ai territori si perpetua quel meccanismo perverso per cui chi più spende tanto più riceve, premiando così inefficienza e sprechi. Se vogliamo – conclude Zaia – , la grande rivoluzione del federalismo fiscale sta proprio nello spezzare questo malvezzo, introducendo i costi standard come parametro per determinare il reale fabbisogno.