I consumi delle famiglie italiane hanno superato di gran lunga i valori che sono stati dichiarati tramite il modello Unico o il 730: la differenza è di ben 20 punti percentuali e si riferisce al livello delle spese relativo al 2007, l’ultimo anno confrontabile in questo senso. Il picco è stato registrato in Calabria, dove la differenza tra consumi reali e quelli effettuati sfiora addirittura il 50%, mentre vi sono percentuali più basse soprattutto al centro-nord (in Lombardia, per esempio, si spende solo il 6% in più di ciò che è stato dichiarato). La media nazionale è comunque del 19-20%. Nelle regioni autonome del Trentino e della Valle d’Aosta, poi, questa discrepanza di valori può essere spiegata anche col fatto che ai contribuenti vengono offerti incentivi per l’acquisto di beni di valore importante.
Ma tale fenomeno non può essere sfruttato così facilmente come potrebbe sembrare per individuare i diffusi casi di evasione fiscale, visto che non si può sempre trovare un collegamento diretto tra i consumi e il reddito percepito dal contribuente. In effetti, può anche accadere che la gente spenda di più indebitandosi o attingendo a piene mani dal risparmio: ma è indubbio che questa situazione deve far suonare un campanello d’allarme, il problema fiscale c’è ed è evidente. Dati così impietosi sono stati rilevati dal Sole 24 Ore e mettono subito in luce una situazione su cui intervenire: quella calabrese, in cui ciò che viene denunciato nei modelli del fisco è sufficiente a pagare la metà dei consumi.
Altre considerazioni su cui bisogna riflettere si riferiscono anche alle differenze che esistono tra regione e regione, un fatto che fa ancora più pensare se si guarda in maniera distinta ai valori procapite dei redditi e dei consumi. C’è comunque da precisare che tali cifre non devono sorprendere: infatti, i consumi totali superano i redditi dichiarati di 146 miliardi di euro, un valore non molto lontano dalle stime già diffuse sull’economia sommersa.