Nonostante l’introduzione della nuova tassa sui rifiuti, vale a dire la Tares, l’Iva sui rifiuti sarà ancora in vigore rendendo nulle le varie discussioni nate intorno alla Tia.
Dal 2013 la Tares ha sostituito la tarsu, ed è il nuovo tributo comunale sui rifiuti e sui servizi mentre la Tia, la Tariffa di Igiene ambientale aveva portato diverse associazioni dei consumatori a presentare mole di documenti da portare ai Comuni, i quali non hanno restituito le somme pagate dai cittadini sulla Tia. L’Iva sulla tassa sui rifiuti rimarrà dunque come componente del costo del servizio sempre a carico dell’utente. Il decreto salva-Italia aveva imposto ai Comuni la possibilità di applicare un tributo a tutti gli effetti, in base alle quantità medie di rifiuti prodotti.
Ma i Comuni hanno scelto di applicare la Tares come un tributo, ma siccome non può essere portata in detrazione, essa diventa un costo per la municipalità. Quindi l’importo sarà pagato dall’utente direttamente dalla bolletta.
La Tares è slittata a luglio, e nello stesso mese le famiglie dovranno pagare anche l’Imu e fare i conti con l’aumento dell’Iva di un punto percentuale.
Insomma, oltre la Tares, i contribuenti devono fare i conti anche con l’Iva sulla tassa rifiuti (che in realtà non era mai stata cancellata dal Governo) e che farà lievitare ancora di più la bolletta. La Tares ccomporterà agli Italiani un aumento del 29 per cento dei costi relativi a questa tipologia di tasse, prevedendo un gettito di circa 8 miliardi di euro.
Portando un esempio concreto, per un appartamento di circa 114 mq., la Tares comporterà un aumento di 73 euro all’anno.
La Corte Costituzionale ha però stabilito che non si può pagare una tassa sulla tassa. Ecco perché i contribuenti che hanno pagato l’IVA sulla TIA (Tariffa di Igiene Ambientale, ex TARSU, cioè la tassa sui rifiuti) possono chiederne il rimborso.