L’idea è: meno pressione fiscale per le startup. Pier Carlo Padoan punta a privilegiare le piccole imprese, che vantano ricavi pari al massimo a 300 milioni.
Come? Detassando sul risparmio chi effettua piani di investimento sul lungo periodo. Piani destinati al supporto della crescita stessa di queste imprese, nonché alla ricapitalizzazione di società meglio avviate, e al supporto di progetti di espansione oltre i confini delle aziende medesime. In quest’ultimo caso, più che di commercializzazione dei prodotti si parlerebbe di investimenti rivolti all’estero.
Tuttavia, l’idea è ancora in fase di studio. Le misure ipotizzate da Padoan prevedono una precisa fiscalità, a vantaggio della crescita delle imprese di cui sopra. I tecnici ci pensano, soffermandosi su una sorta di sgravio per le quotate che desiderano incorporare una partecipazione (minima al 20%) in start up aventi non più di cinque anni di vita. Per rientrare in questa tipologia di fiscalità sarà necessario essere in regola con le normative attualmente in fase di studio.
I provvedimenti sono e saranno oggetto dei prossimi board. Nel decreto legge in questione potrebbe trovar posto anche un pacchetto di semplificazioni del fisco per cittadini e imprese. Tra gli interventi possibili spicca l’annunciata moratoria estiva sugli avvisi e le comunicazioni dell’agenzia delle Entrate. In altri termini, se il contribuente riceve un atto dell’amministrazione finanziaria a inizio agosto scatterà una proroga automatica di trenta giorni per fornire una risposta. Tocca ora alla volontà politica decidere se far decorrere questa misura già a partire dalla prossima estate. Se così fosse la misura dovrebbe salire allora sul treno accelerato del decreto “finanza per la crescita” oppure entrare in qualità di emendamento all’interno di un provvedimento già al vaglio delle camere.