Si svuota progressivamente la cosiddetta “black list”, la lista nera che elenca i paradisi fiscali nel mondo: altri quattro stati hanno abbandonato questa lista, per la precisione si tratta di Uruguay, Costa Rica, Malesia e Filippine. Questi paesi, infatti, hanno ottenuto una sorta di riabilitazione da parte del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, e sono stati inseriti in un’altra lista, quella grigia, che contraddistingue le nazioni che sono disposte a prestare la loro collaborazione, allineandosi agli standard internazionali per quel che riguarda lo scambio di informazioni fiscali. L’annuncio di questa importante notizia è arrivato a margine di un incontro che si è tenuto a Parigi tra lo stesso Gurria e il commissario europeo per la tassazione e unione doganale dell’Unione Europea, Laszlo Kovacs.
C’è stato un intervallo di tempo molto breve tra la comunicazione effettuata dall’Ocse al G20 riguardo la non corretta applicazione della norma internazionale da parte di quattro nazioni e l’impegno di esse per una pronta collaborazione nei processi di scambi di informazioni fiscali, sempre in conformità delle regole previste dalla stessa organizzazione. Si potrebbe dunque già parlare di una battaglia vinta contro i paradisi fiscali, poche settimane dopo la conclusione del vertice di Londra, il quale era stato l’occasione per il lancio di questa “lotta”. I principali leader delle più grandi potenze del mondo si sono dunque trovati concordi nella condanna a questi sistemi di “tax haven” e di fiscalità privilegiata: questa conformità di giudizio ha portato a un veloce processo di adeguamento agli standard che sono stati dettati dall’Ocse.
Uruguay, Malesia, Filippine e Costa Rica sono gli ultimi paesi che hanno aderito in questo senso, pur non avendo stipulato alcuna convenzione bilaterale: rimane ancora molto ardua la strada da percorrere in questo ambito, ma la grey list vede ora rinserrare le proprie fila e aumentare il numero di stati ad essa appartenenti da 38 a 42.
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